Michele Santoro ci ha preso gusto nel propinarci casi umani con pretesa di esperti in qualcosa. Dopo il filosofo psichedelico Paolo Becchi, prosegue la galleria degli orrori a Servizio Pubblico con il mercatista da centri sociali, l’economista picchiatore Michele Boldrin. Quel patavino emigrato in America, che ritorna di tanto in tanto per farci la lezione maccheronica alla Sante Baylor, alias Alberto Sordi americano a Roma: that’s american that’s all right.

E già, quello che se la tira da cattedratico di Washington giocando sull’equivoco: insegna nel Midwest, in una facoltà intitolata al primo presidente degli Stati Uniti. Ma la sgradevolezza del personaggio è abbondantemente superata dalle pretenziose follie con cui ci spiega la rava e la fava in materia di scuola pubblica; che, secondo il suo alato pensiero di eccelso semplificatore, dovrebbe essere definitivamente sbaraccata dirottando altrove i finanziamenti che la fanno sopravvivere. Il meccanismo venefico è quello dei bonus, attribuiti alle famiglie nell’ipotetica presunzione che se li spenderebbero valutando al meglio l’offerta formativa.

Robusta panzana: dato il livello di assenteismo e certificata corrività dell’odierna componente genitoriale; che – in larga misura – privilegia scelte di facili percorsi scolastici, quali quelli assicurati dalle private; dove pagando si diventa clienti, con tutti i rapporti sbilanciati che vigono tra venditore e compratore (nell’accantonamento del principio per cui qui si dovrebbe parlare di momenti formativi, non di mercatini rionali). Infatti questo del bonus alle famiglie è il trucco con cui Comunione e Liberazione pretenderebbe di cancellare l’odiata scuola repubblicana. Operazione che – invece – con il referendum bolognese si cerca di battere in breccia.

Qualcuno lo spieghi a Boldrin (ammesso che nella sua incommensurabile prosopopea sia in grado di raccogliere suggerimenti altrui). Fermo restando che per un fanatizzato liberista con l’orecchino sarà un po’ difficile capire la ragione di fondo che rende la scuola pubblica/repubblicana l’ultima frontiera della democrazia: la sua natura interclassista, che concorre ad ovviare le ingiustizie che si determinano già con la lotteria delle nascite. La funzione integrativa di mettere insieme ragazzi e ragazze di estrazione sociale diversa perché si riconoscano uguali, scambino esperienze e apprendano reciprocamente.

Troppo difficile per uno come Boldrin, che ripete pappagallescamente la vulgata NeoLib (di grazia, non c’era anche lui tra gli ottocento che firmarono la denuncia di Obama socialista?).

Comunque restiamo in attesa di conoscere quale personaggio inquietante Santoro ci somministrerà la prossima volta: visti all’opera il filosofo che non aveva capito e l’economista da catch nel fango, la prossima settimana potrebbe arrivare il turno del genetista alla Menghele o del produttore di mine antiuomo presentato come esperto di politica internazionale.

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