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Corea del Nord, caricati missili a medio raggio. Alle ambasciate: “Pronti a evacuare”

Continuano le provocazioni del regime di Pyongyang. Gli Stati Uniti accantonano per il momento l'ipotesi di un approccio aggressivo per evitare incomprensioni. E intanto Pyonyang invita tutte le ambasciate straniere a prepararsi a evacuare
Corea del Nord, caricati missili a medio raggio. Alle ambasciate: “Pronti a evacuare”
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La Corea del Nord ha caricato due missili a medio raggio su lanciatori mobili e li ha nascosti in un impianto nei pressi della costa orientale. Lo riferisce l’agenzia Yonhap che, citando fonti militari di Seul, rilancia l’ipotesi di lancio imminente. E intanto Pyonyang ha invitato tutte le ambasciate straniere a evacuare, ma la decisione, a quanto apprende l’Ansa, sembrerebbe legata “alla fase delicata del momento”. 

”All’inizio di questa settimana, il Nord ha spostato su treno due missili Musudan sulle coste orientali e li ha piazzati sulle rampe di lancio”, ha detto un alto funzionario militare. Il Nord li sta nascondendo, in una mossa che fa ipotizzare un tentativo di lancio a sorpresa, ha aggiunto la fonte. Già ieri il ministro della Difesa sudcoreano Kim Kwan-jin aveva fatto l’ipotesi di test di lancio imminenti o esercitazioni militari, facendo però riferimento a un solo missile.

Continuano quindi le provocazioni del regime di Pyonyang, dopo il via libera a un attacco nucleare contro gli Stati Uniti. Che nei giorni scorsi hanno spostato a Guam, nell’Oceano Pacifico, i sistemi anti-missile THAAD (Terminal High-Altitude Area Defense). Intanto ha alzato lo stato di allerta anche il Giappone, mentre nelle Filippine è in corso lo spiegamento di una decina di aerei da combattimento F/A-18, caccia supersonici che parteciperanno a esercitazioni militari.

La Casa Bianca, dopo aver mostrato la sua potenza militare alla Corea del Nord con i bombardieri B-52, i jet B-2 e F-22, ha rivisto – secondo il Wall street journal – i piani decidendo di accantonare per ora l’approccio aggressivo sulla scia dei timori che questo possa inavvertitamente “rafforzare la prospettiva di possibili incomprensioni” e, di riflesso, causare errori di valutazione.

A Kaesong, intanto, continua il blocco dell’ingresso di lavoratori, merci e mezzi sudcoreani alla zona industriale a sviluppo congiunto, malgrado le pressanti richieste di Seul per il ritorno alla normalità. Mentre Pyongyang, attraverso un portavoce del Comitato per la riunificazione pacifica della Corea, ha ventilato l’ipotesi che il ritorno alla normalità possa non maturare a breve.  In caso di aumento dei rischi sulla sicurezza, la Corea del Sud è pronta a richiamare i lavoratori già all’interno dalla zona industriale.

 

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