Il Consiglio dei Ministri di ieri, stando a quanto si legge nel Comunicato Stampa pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, avrebbe stabilito il principio della totale accessibilità delle informazioni in possesso della pubblica amministrazione secondo l’esempio del “Freedom of Information Act statunitense, che garantisce l’accessibilità di chiunque lo richieda a qualsiasi documento o dato in possesso delle PA, salvo i casi in cui la legge lo esclude espressamente (es. per motivi di sicurezza)”.

“Il provvedimento  – si legge nel comunicato stampa – ha lo scopo di consentire ai cittadini un controllo democratico sull’attività delle amministrazioni e sul rispetto, tra gli altri, dei principi costituzionali di eguaglianza, imparzialità, buon andamento, responsabilità, efficacia ed efficienza dell’azione pubblica”.
“Accessibilità totale delle informazioni che riguardano l’organizzazione e l’attività delle PA, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” e “pubblicazione dei dati e delle informazioni sui siti istituzionali … per consentire un’effettiva conoscenza dell’azione delle PA e per sollecitare e agevolare la partecipazione dei cittadini”.

Ma non basta.

Con il Decreto si sarebbe, addirittura, introdotto l’istituto del “diritto di accesso civico” che – stando a quanto si legge nel comunicato stampa –  mirerebbe “ad alimentare il rapporto di fiducia tra cittadini e PA e a promuovere il principio di legalità (e prevenzione della corruzione)”…giacché “tutti i cittadini” avranno il “diritto di chiedere e ottenere che le PA pubblichino atti, documenti e informazioni che detengono e che, per qualsiasi motivo, non hanno ancora divulgato.”

Parole che fanno pensare ad un radicale ripensamento del rapporto tra pubblicità e segreto che ha, sin qui, ispirato l’azione della pubblica amministrazione ed ad un’autentica rivoluzione in grado di contribuire davvero a spazzare via le piccole e grandi clientele e corruttele che, troppo spesso si nascondo dietro all’impenetrabile cortina di segreti dei quali si fa scudo l’amministrazione pubblica.

Tutto troppo bello per essere vero ma, ad un tempo, affermazioni troppo importanti per non esserle.

Certo è quantomeno curioso che nel dare notizia dell’avvenuta approvazione di un decreto legislativo in materia di trasparenza non se ne pubblichi un testo – fosse anche provvisorio – né i suoi lavori preparatori quasi che siano ancora in vigore le regole di segno diametralmente opposto varate dal precedente Governo Berlusconi che, appunto, secretavano tutti gli atti non ufficiali anche propedeutici al varo dei decreti legislativi di Palazzo Chigi.

Curioso anche – a voler essere diffidenti – che, in effetti, a leggere la legge n. 190 del 2012 in attuazione della quale il Governo avrebbe varato il provvedimento oggetto del comunicato stampa, la delega che il Parlamento ha, a suo tempo, dato al Governo era  decisamente più limitata [n.d.r. si veda il comma 35 dell’art. 1].

Se il Governo ha davvero realizzato – senza trucchi – la rivoluzione annunciata nel comunicato stampa di ieri, occorrerebbe dargli atto di aver segnato un punto importante nella rivoluzione democratica del quale il Paese ha bisogno ma se, al contrario, nelle prossime ore, leggendo il testo del Decreto ci si dovesse rendere conto che toni e contenuti del comunicato stampa non riflettono le disposizioni del Decreto, allora, non si potrebbe non pensare che l’Esecutivo del Professor Monti – per evidenti finalità elettorali ed auto promozionali – ha provato a prendere in giro cittadini ed opinione pubblica, dando l’illusione di una rivoluzione ancora lontana a venire.

 

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