L’ambientalista dell’ultim’ora, un funzionario regionale prestato all’ecologia, con una storia tutta da scrivere. È questa la nomina sospetta per cui l’assessore regionale della Sardegna agli enti locali, Nicolò Rassu, è indagato per falso ideologico dalla Procura di Cagliari. In mezzo ci sono delibere contestate, pubblicate in ritardo, e un esposto da parte delle associazioni in prima linea da sempre. All’orizzonte le modifiche al Piano paesaggio regionale della Sardegna che la giunta guidata dal governatore Cappellacci ha in serbo da quasi un anno. Ma che procede a piccoli passi e in sordina.

Il posto vacante nella Commissione paesaggio è riservato a un “esperto con qualificata, pluriennale e documentata professionalità ed esperienza nella tutela del paesaggio”. Un ruolo importante perché l’organo può esprimere pareri vincolanti sugli strumenti anche sulla fascia di tutela integrale dei 300 metri dal mare. La scelta deve essere fatta tra una terna di candidati. Ma, a sorpresa, il 13 giugno viene nominato con delibera regionale, l’ingegner Alberto Piras, dell’associazione “Ambiente è vita Sardegna”. Ignote ai più le sue battaglie in difesa del territorio mentre è conosciuto come funzionario regionale. Non solo, alla procedura di selezione per il rinnovo, partita a febbraio 2012, avevano partecipato Legambiente e Italia Nostra indicando due aspiranti membri, rispettivamente Vincenzo Tiana e Maria Paola Morittu.

I termini previsti per l’indicazione erano due mesi, 60 giorni. E solo in una lettera ufficiale spunta fuori, a gran sorpresa e molti mesi dopo, il nome di Piras che fa storcere il naso a molti, tanto da far presentare un esposto alla Procura su presunte irregolarità e anomalie. La tempistica è davvero curiosa: dopo alcune richieste gli ambientalisti scoprono dal presidente della Commissione che l’associazione semi-sconosciuta ha segnalato il contestato ingegnere il 13 giugno, proprio il giorno della delibera regionale che sancisce la sua nomina. Al di là delle scadenze.

L’inchiesta – Era stata aperta la scorsa estate e affidata ai pm Enrico Lussu e Marco Cocco, che indagano sul passato dell’associazione. A fine agosto è stato fatto anche un sopralluogo della polizia giudiziaria nelle sede di “Ambiente è vita Sardegna” a caccia di documenti e tracce dell’attività svolta negli anni. Sul sito web si possono leggere statuto e intenti ma i link “attività” e “archivio” non funzionano. Il dubbio portato avanti dalle altre sigle (Legambiente, Italia Nostra, Wwf, Amici della terra e Gruppo d’intervento giuridico) è che sia una sorta di scatola vuota da cui è uscito un nominativo per occupare una sedia e un ruolo da contestatore. Un modo, insomma, per inibire proteste e opposizioni e trovare una scorciatoia per le modifiche al Ppr che secondo gli ambientalisti porterebbe a una nuova cementificazione e speculazione edilizia.

In particolare, secondo gli inquirenti, l’ingegner Piras sarebbe stato proposto dall’assessore Rassu che avrebbe garantito la valutazione del suo curriculum di cui non era però entrato in possesso. Da qui l’accusa di falso ideologico. Rassu ha ricevuto l’invito a comparire in Procura per il 30 ottobre; l’avvocato difensore, Ivano Iai, non ha dubbi: “Siamo certi di dimostrare l’assoluta correttezza delle procedure seguite dall’assessore Rassu”. Intanto la Commissione regionale per il paesaggio e la qualità architettonica (questo il nome completo) è nel limbo. Il rinnovo dei componenti è nato sotto una cattiva stella. Tanto che al suo insediamento, a luglio, non ha partecipato nemmeno la Direzione regionale dei beni culturali, che dipende dal ministero. La preoccupazione è che quella nomina non sia legittima: né per competenze ed esperienza, né per opportunità. Ma su questo e sulla sovrapposizione di atti pubblici ora indaga la magistratura.

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