Sabato mattina entro in una libreria di Roma. La prima cosa a cui faccio caso è che lo scaffale principale, quello di fronte all’ingresso, è quasi interamente dedicato a un solo autore. Due giorni prima l’Accademia di Svezia ha assegnato il Nobel per la letteratura a Mo Yan, eppure i libri che occupano lo scaffale principale di questa libreria non sono stati scritti da Mo Yan, bensì da Murakami Haruki.

Murakami, per quei pochi che non lo sanno, è stato fino a mercoledì sera in testa a tutti i pronostici per l’assegnazione del Nobel 2012 per la letteratura. Era talmente favorito il buon Murakami che, seppure negli ultimi tempi immagino si sia consumato in tremendi scongiuri, alla fine, come vuole la tradizione, non ha vinto. Questi pronostici hanno però spinto per settimane le vendite dei suoi libri, molto più che se gli avessero organizzato una qualsiasi altra forma avveniristica di promozione.

Ho fatto allora alcuni pensieri che ho messo qui di seguito in bell’ordine.

  • Primo pensiero: pur essendo il Nobel assegnato in base a ispirazioni di natura idealista, e come tale si tenda a premiare spesso autori sconosciuti al grande pubblico, i pronostici dei bookmaker rilanciati da giornali e blog ogni anno mettono, in cima alla lista dei favoriti, scrittori di bestseller, o comunque nomi capaci di solleticare la fantasia del grande pubblico (se nel 2008 avessero indicato come favorito Jean-Marie Le Clézio, che poi avrebbe vinto il premio, il gioco avrebbe perso indubbiamente molto del suo potere seduttivo). Ragion per cui non riesco a pensare che questi pronostici siano solo un gioco divertente affidato alla sensibilità dei lettori e degli amanti dei libri in generale.
  • Secondo pensiero: l’unico campo di assegnazione dei Nobel in cui il gioco dei pronostici risulta così appassionante è quello per la letteratura, vale a dire l’unico in cui c’è un’immediata ricaduta commerciale. Non mi risulta che si scateni la medesima gazzarra intorno a discipline come la fisica e la chimica; qualcosa forse per quanto concerne il Nobel per la pace, ma in quel caso lo sfruttamento non è commerciale ma politico.
  • Terzo pensiero. L’ultimo lavoro di Murakami, il Libro 3 di 1Q84, uscirà in Italia il 16 Ottobre del 2012 (in Giappone il libro è stato pubblicato nel 2010), quindi proprio la settimana successiva all’assegnazione del Nobel. Confesso che se fossi stato il direttore editoriale di Einaudi avrei optato per la stessa data di uscita.
  • Quarto pensiero. Non ho niente di principio contro Murakami, tra i suoi libri però quello che mi è piaciuto più di tutti è L’arte di correre (Einaudi – Traduzione di Antonietta Pastore) che non è un romanzo ma una specie di manuale di autodisciplina per aspiranti maratoneti. Postilla al quarto pensiero: personalmente facevo il tifo per Juan Gelman che però non era neppure contemplato nei primi cento della lista.

Dopo aver fatto tutti questi pensieri sono arrivato alla conclusione che non credo ci sia, dietro a tutto questo, una precisa strategia orchestrata per favorire questo o quell’autore (Murakami nel nostro caso, Philip Roth innumerevoli volte nel passato e nel futuro). L’unica cosa certa è che gli editori e i librai tendono – ma questo mi pare pienamente legittimo – a sfruttare il gioco. Il rischio semmai è che in futuro le quotazioni delle agenzie di scommesse diventino più importanti del premio in sé, e l’immagine dello scaffale dedicato a Murakami anziché a Mo Yan – di cui sabato non c’erano che un paio di titoli esposti di facciata in un angolo remoto della libreria – mi sembra eloquente. Che succeda in definitiva (mi si perdoni l’accostamento blasfemo) come nel festival di Sanremo, di cui passata la sbornia mediatica nessuno si ricorda mai il nome del vincitore.

Insomma, non saranno i bookmaker a decidere di anno in anno chi vincerà il Nobel, a loro però è demandato il potere di stabilire, sulla base delle loro classifiche, chi sarà il più venduto. E se si considera che il gioco si fa su scala planetaria, va da sé che non si tratta di un potere di poco conto.

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