Produrre un vaccino contro il virus dell’Aids, nonostante numerosi tentativi, si è rivelato piuttosto difficile. Il preparato più efficace finora testato ha dato una percentuale di protezione di circa il 30%, bassa rispetto a qualunque criterio di valutazione e poco significativa dal punto di vista statistico (l’articolo che descrive questi risultati è accessibile qui). Prima di discutere ulteriormente questo problema è utile precisare cosa si intende per protezione del 30%: un campione molto numeroso della popolazione (non sieropositiva) è stato diviso in due gruppi mediante selezione casuale; un gruppo ha ricevuto il vaccino, l’altro un preparato privo di efficacia (placebo). Entrambi i gruppi sono stati seguiti per 3 anni con test ematici e alla fine del periodo di osservazione si è constatato che nel gruppo sottoposto a vaccino l’incidenza della sieropositività era del 30% più bassa che nel gruppo non vaccinato (le percentuali di protezione per molti vaccini “classici” quali ad es. quello antitetanico superano il 99% e anche vaccini “poco efficaci” come l’antitifico danno percentuali di protezione uguali o superiori all’80%).

Uno studio pubblicato ieri sulla rivista Nature analizza con maggiore dettaglio i risultati dello studio precedente e dimostra che l’efficacia del vaccino è alquanto più elevata (con percentuali di protezione prossime all’80%) se si considerano i soli casi di Aids dovuti alle varianti del virus che corrispondono a quelle usate per produrre il vaccino, e sostanzialmente nulla se si considerano varianti diverse (in questo caso il vaccino era rivolto contro una proteina di superficie del virus chiamata Env della quale sono presenti nella popolazione virale numerose varianti antigeniche che nello studio originale non erano state prese in considerazione).

La notizia è buona o cattiva? Ovviamente disporre di un vaccino contro l’Aids con efficacia dell’80% sarebbe una ottima notizia; d’altra parte sapere che questo vaccino è attivo soltanto contro alcune delle varianti del virus che ciascuno di noi può incontrare è una cattiva notizia. La notizia è però, a mio parere, molto interessante perché chiarisce bene quale sia la difficoltà dell’impresa che i ricercatori si propongono: non ci basta un vaccino contro l’Aids, ce ne servono tanti quanti sono le varianti del virus (che sono tante). Inoltre, poiché questo virus muta con grande frequenza anche se avessimo domani tutti i vaccini necessari, questi diventerebbero insufficienti dopodomani per via delle variazioni genetiche intervenute nel virus successivamente alla preparazione del vaccino.

La lotta contro l’Aids non è suscettibile di essere vinta come quella contro il vaiolo o la poliomielite, con un vaccino preparato una volta per tutte e somministrato per legge a tutta la popolazione; è invece una lotta da combattere giorno per giorno, contro un avversario che può cambiare le sue strategie difensive in continuazione.

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