E così questa torrida estate ci porta una notizia a dir poco sorprendente. Almeno per la nostra concezione del lavoro e della maternità. Secondo uno studio condotto dai ricercatori statunitensi delle università di Penn State e Akron una neomamma è maggiormente felice se ha la possibilità di tornare a lavorare in tempi brevi dopo la maternità. C’è di più. La soddisfazione aumenta se il lavoro da riprendere è a tempo pieno, il cosiddetto full time. I ricercatori – che hanno condotto uno studio intervistando 2.540 donne diventate madri – affermano che riprendere il lavoro a tempo pieno migliora le prestazioni fisiche e mentali.

Come evidenziato dalla ricerca, le donne in condizioni psico-fisiche peggiori sono quelle che vivono la maternità come una “disoccupazione forzata”, dettata non da una loro scelta. E ai part-time non gioverebbe alla salute. L’appello da parte di una delle responsabili della ricerca è per le donne che diventano madri. Dal meeting annuale dell’American Sociological Association di Denver si esprime Adrianne French, dell’università di Akron: “Non cedete ai compromessi. Non rinunciate alle ambizioni, agli studi e alla carriera. Lavorare fa bene“.

La ricerca in qualche modo metterebbe in discussione alcuni assunti condivisi per tempo che afferiscono allla poliedrica tematica del “worklife balance”, bilanciamento della vita professionale con quella personale. Molte multinazionali e piccole e medie imprese illuminate hanno avviato all’interno delle proprie aziende percorsi specifici e azioni concrete su questi temi, ma ancora tanta strada c’è da fare.

Tante  mamme e lavoratrici mi hanno scritto in questi mesi su wwworkers.it: molte avrebbero volentieri preferito un part time o un altro tipo di lavoro da svolgere da casa, in cambio della possibilità di stare più tempo con i propri figli. In tante comunque ci stanno provando, e con successo. E’ il caso di Silvia, mamma e imprenditrice di Portogruaro: produce e vende pannolini lavabili su Mammaecologica.com. O di Daniela Fanteria e Silvia Serrini, che grazie alla passione per la cucina hanno dato vita ad un servizio di chef a domicilio chiamato Cuoche con la valigia. O ancora è il caso della giovane mamma Valentina Zini, che ha lasciato il suo lavoro a tempo indeterminato trasformandosi in wedding planner per conciliare meglio la sua vita personale e professionale.

La rete, in tutto questo, vive oggi una forte contraddizione: permette di ricreare una condizione di approdo (ancora però da verifica come sosteniblità a medio-lungo termine), ma al tempo stesso in alcuni casi può anche generare una sorta di autoghettizzazione. Il tema è delicato per essere sciolto in poche righe di un post, ma nei prossimi mesi – proprio per via di questa crisi che ci attanaglia – diventerà ancora più strategico e prioritario affrontarlo.

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