E’ possibile pensare di bocciare alla scuola primaria? Giunti alla fine dell’anno scolastico ho sentito di nuovo parlare di bocciatura e mi son tornate alla mente le parole di don Lorenzo Milani: “Una scuola che boccia è come un ospedale che guarisce i sani e respinge i malati”.

Fermare un bambino di 6,7 o 10 anni credo sia un atto di grande responsabilità da affrontare tenendo conto di tutto ciò che non è stato fatto per quell’allievo. L’art.3 della Legge 168/2009 dall’altro canto afferma: “Nella scuola primaria, i docenti, con decisione assunta all’unanimità, possono non ammettere l’alunno alla classe successiva solo in casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione”. E’ chiaro che non può essere fatta una valutazione solo del livello d’apprendimento.

“Ma se un compagno non capisce proprio niente dev’essere bocciato!”, mi ha detto una mia alunna.  Lo stesso pensiero di molti colleghi. Ma perché un bambino non dovrebbe comprendere proprio niente? Forse solo perché non ascolta le maestre o perché non si impegna? La risposta me la danno, altre due alunne: “Può essere che abbia problemi in famiglia o forse ne ha avuti a scuola con i compagni, magari a causa di qualche bullo”.

Se penso ai ragazzi che in questi anni d’insegnamento i miei colleghi volevano bocciare devo proprio dar ragione alle mie due alunne. Una situazione famigliare alle spalle complessa, diversi cambi di scuola in cinque anni, padri assenti, madri dalla psicologia debole. La scuola ha fatto tutto il possibile per questi ragazzi? Ha messo a disposizione ore di compresenze? Ha davvero applicato l’art.3 della Costituzione, rimuovendo “gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”?

Secondo i dati Ocse il 13% dei ragazzi di 15 anni è stato bocciato almeno una volta a scuola: il 7% alle elementari, il 6% alle medie. Sempre secondo l’Ocse le bocciature possono avere effetti negativi sia nei giovani che nelle spese sostenute dal governo: “Il ritardo di un anno a entrare nel mondo del lavoro, infatti, comporta un aggravio al sistema economico di una nazione”. Ogni bocciatura costa in media tra 10.000 e 15.000 dollari all’anno allo Stato (in Italia si parla di circa 8.000 euro). Guardando al di là della siepe Italia scopriamo che in Germania, Inghilterra, Austria e Portogallo non si boccia i primi anni del percorso scolastico; in Estonia, Lituania e Lettonia si danno compiti supplementari nelle materie in cui si è carenti. In Finlandia la differenza tra il livello di preparazione degli studenti meno bravi e quello dei più bravi è la più bassa al mondo.

Un’altra scuola.

La situazione della scuola italiana non ci permette di poter ritenere utile dal punto di vista didattico e non solo, la bocciatura di un bambino della scuola primaria. Per poter usare questo estremo strumento dovremmo avere una scuola che assicura la continuità didattica, che garantisce ore di compresenza, che dedica maggior tempo al rapporto con la famiglia e i servizi sociali, che punta all’equità nei ragazzi.

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