La Costituzione violata: il Governo crea una super Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che assomma in sé i poteri di polizia e le prerogative dei Tribunali speciali.

Per la prima volta dall’entrata in vigore della Costituzione un Governo repubblicano istituirebbe un tribunale speciale in via amministrativa che giudicherà dei reati legati ad internet, esercitando al contempo i poteri spettanti in precedenza alle forze di polizia.

Secondo l’edizione on line del quotidiano “La Stampa”, l’Autorità per le garanzie per le comunicazioni starebbe per essere dotata dal Governo, in materia di violazioni di copyright su internet, dei poteri che la nostra Costituzione riserva alle forze di polizia ed alla magistratura.

L’esecutivo verrebbe quindi incontro ai desiderata del presidente dell’Agcom che, in difficoltà per la veemente reazione della società civile all’emanando regolamento sul copyright, aveva espressamente richiesto tali poteri già nella relazione annuale che la stessa Agcom aveva presentato al parlamento qualche mese fa, collocandoli per la verità in un alveo amministrativo che attualmente pare però inesistente. Calabrò ha parlato in proposito nelle audizioni al Senato dei giorni scorsi di un’interpretazione autentica delle norme già esistenti da parte del governo, ignorando di fatto le richieste di discussione parlamentare di una riforma organica del diritto d’autore, che la società civile aveva fatto in questi mesi.

Altro che interpretazione autentica.

Il governo, con la norma fortemente richiesta dal presidente Calabrò, e se è vero quanto anticipato dal quotidiano on line, innoverebbe profondamente nell’ordito normativo preesistente, collocandosi al di fuori della previsione normativa dell’interpretazione autentica. La norma attribuirebbe  all’Autorità per le garanzie per le comunicazioni le prerogative ed i poteri che la nostra Costituzione attribuisce agli agenti di polizia giudiziaria da un lato ed alla magistratura dall’altro.

Inoltre la stessa norma potrebbe essere anche sottratta al controllo parlamentare od essere emanata in una forma che renderebbe il controllo parlamentare molto difficile.

Il Governo potrebbe infatti adottare la norma con decreto legge determinando l’immediata entrata in vigore della stessa norma, bruciando sul tempo la scadenza del mandato dell’Agcom, mettendo il Parlamento in sede di conversione di fronte ad una norma già esistente e di un regolamento già adottato da parte dell’Agcom.

Ma addirittura il Governo potrebbe sottrarre la norma alla stessa discussione parlamentare se lo stesso esecutivo dovesse varare  un decreto legislativo che ritiene di poter emanare  a seguito di una predente norma di delega, come è avvenuto per il Decreto Romani sull’audiovisivo. Va detto inoltre che il concetto di “interpretazione autentica” appare una vera e propria foglia di fico.

La bozza di normativa circolata oggi infatti  non interpreta alcunché ma abroga espressamente le norme del 2004 (il cd decreto Urbani, dal nome del ministro dei beni culturali dell’epoca) che attribuivano la competenza esclusiva ad intervenire in materia di copyright  su internet alle forze di polizia, in raccordo con l’autorità giudiziaria. Si tratta in particolare dei commi 5 e 6 dell’articolo 1 del decreto legge 22 marzo 2004, n. 72, convertito con modificazioni dalla legge 21 maggio 2004, n. 128.

Oggi tali poteri, come chiarisce la relazione illustrativa allegata alla stessa norma governativa verranno svolti invece dall’Agcom. Va posta attenzione anche al fatto che nella medesima relazione illustrativa si chiarisce che l’Agcom avrà in sé tutti i poteri su internet, quindi non solo  quelli  in tema di copyright ma tutti i poteri di inibizione in materia di società dell’informazione ( il termine adottato dalla UE per regolamentare la rete) .

Per fare un esempio è come se il governo decidesse di privare il Ministero dell’interno dei poteri di indagine in materi di pedofilia e la Magistratura di giudicare dei relativi reati, dando i relativi poteri all’Agcom.

L’Autorità, che è in scadenza, si troverà quindi nei prossimi mesi ad esercitare prerogative immense, al di fuori forse di qualsiasi controllo parlamentare. Tali poteri consistono nell’accertamento e nell’ inibizione dei reati legati alla violazione del diritto d’autore che la nostra Costituzione, memore degli orrori dei tribunali speciali e dei poteri di polizia esercitati in via preventiva senza il controllo della magistratura durante il fascismo, aveva accuratamente evitato.

Tutto ciò senza che vi sia stato un passaggio parlamentare e a meno di un mese dalla scadenza dell’attuale consiglio dell’Agcom. Non c’è male è?

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