Omicidio colposo, cooperazione in omicidio colposo e lesioni: con queste accuse, tre persone sono state iscritte nel registro degli indagati nell’ambito delle indagini sulla morte di una donna e il malore avvertito da altre due dopo avere assunto sorbitolo per un test per intolleranza alimentare eseguito ieri in uno studio privato di Barletta. Per ora sono ancora sconosciuti i nomi degli indagati. Domani mattina, invece, è previsto un vertice in procura per fare il punto sulle indagini e l’affidamento dell’incarico per l’esame autoptico al medico legale Giancarlo Divella e per quello tossicologico al professor Gagliano Candela.

Nel frattempo, prosegue l’attività investigativa degli inquirenti. Oltre al sequestro di sorbitolo effettuato dalla polizia a Barletta nello studio dove l’esame fatale è stato effettuato, ne sono stati compiuti altri due, a Rovigo e Mantova, dove i carabinieri del Nas di Padova hanno trovato nel pomeriggio mille tonnellate di sorbitolo in due ditte. I campioni di ogni lotto saranno analizzati dall’Arpa del Veneto. La ‘caccia’ al farmaco killer in tutta Italia, inoltre, è avvalorata anche dal ministero della Salute, che in serata ha diffuso un messaggio dal contenuto inequivocabile: “Si invitano coloro che hanno effettuato eventualmente acquisti di sorbitolo su Ebay di non farne uso e di richiedere prontamente l’intervento dei Nas per analisi”. Le indagini della polizia, intanto, proseguono per verificare che non vi siano altre partite di quel sorbitolo in circolazione. I carabinieri del Nucleo antisofisticazioni, inoltre, stanno cercando di capire in quale fase, eventualmente, la sostanza possa avere subito sofisticazioni, se in fase di produzione o commercializzazione.

Sono sensibilmente migliorate, invece, le condizioni di salute delle altre due donne (una 62enne di Margherita di Savoia, ed una 32enne di Altamura) che hanno accusato malori dopo l’esame clinico di preparazione per i test allergologici e costato la vita alla 29enne. ”Sono stata fortunata ci e andata bene. Mi spiace per l’altra ragazza che non ce la fatta” ha detto ai microfoni di Sky Tg 24 una delle sopravvissute, che ha ricostruito la dinamica dell’accaduto: “Il sapore della sostanza era salata, non dolce: poi ho avuto subito nausea, ho accusato dei malori – ha aggiunto – Sono comunque inaccettabili questi acquisti di medicinali su internet”. Il sapore salato di cui si è lamentata la donna, inoltre, potrebbe avere una spiegazione. “Fa pensare alla presenza, oltre al sorbitolo, di sostanze a base di nitrati, una delle ipotesi che si stanno percorrendo per trovare la causa dell’avvelenamento”: parola del tossicologo del centro di Pavia Carlo Locatelli. La sostanza sospettata, infatti, ha spiegato l’esperto, interferisce con il trasporto di ossigeno da parte dell’emoglobina e può causare avvelenamento. “Grazie alla pronta diagnosi effettuata all’ospedale di Barletta che ha somministrato l’antidoto – ha aggiunto – è stato possibile contrastare il processo tossico”.

La tragedia di Barletta, infine, ha avuto anche ripercussioni politiche, con il senatore Luigi D’Ambrosio Lettieri (Pdl) (segretario della Commissione Sanità a Palazzo Madama e coordinatore barese del partito di Angelino Alfano) che ha chiesto0 al ministro della Salute, Renato Balduzzi, deve riferire in aula in merito alla vicenda. “Avevamo segnalato da tempo – ha evidenziato D’Ambrosio Lettieri – i pericoli della vendita dei farmaci nei canali posti al di fuori della farmacia, soprattutto in relazione all’acquisto tramite i canali web”. “In Commissione Sanità – ha ricordato il senatore Pdl – avevamo prodotto una corposa ed approfondita indagine conoscitiva sul tema della contraffazione farmaceutica legata all’e-commerce e ai drammatici rischi per la salute pubblica ed approvato una mozione bipartisan che impegnava il Governo ad iniziative mirate al potenziamento del contrasto al fenomeno e al coordinamento con la normativa internazionale. Tocca, purtroppo, ora, – ha proseguito l’esponente del Pdl – al doloroso caso della giovane vita spezzata di Teresa Sunna a Barletta morta in uno studio privato per aver ingerito, al fine di un accertamento diagnostico, una sostanza pare acquistata in internet dal medico che l’aveva in cura, riportare tutti con i piedi per terra: il farmaco non può essere trattato come una merce qualsiasi, magari distribuito con le caramelle”.

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