Informazione di servizio: martedì inizia il Festival di Sanremo, edizione numero 62. Se l’avete dimenticato, non sentitevi in colpa. Anche quest’anno, a Sanremo ci sono cantanti: il quinto giorno, sabato sera, uno di loro vince un premio. Presenta Gianni Morandi, l’anno scorso superò l’esame a un’età sfigatissima (secondo i canoni di Martone), 67 anni, e affascinò il pubblico durante il duetto con il 60 enne Massimo Ranieri.

Sanremo fu pensato per la canzone italiana, adesso è qualsiasi cosa per forma e sostanza tranne che un concorso per cantanti. Il brano più impegnato, quello che trasforma l’attualità in motivetto, pare l’abbia scritto Gigi D’Alessio. Un poeta contemporaneo che riuscì a mettere insieme queste soavi parole: “Il tuo maglione lungo sulle mani, il seno che non è cresciuto più. Le corse in bicicletta a primavera (a primavera!), il vento profumava anche di te”.

La Rai ha perso il controllo del Festival svendendo l’ultima tradizione, l’ultima retorica nazional popolare, l’ultimo appuntamento per famiglie: appalti esterni, agenti famelici, scollature maliziose. La premiata ditta Lucio Presta-Maria De Filippi ha infarcito il Festival con talentini o presunti talentini sfornati da Canale 5 per uno strano travaso di palinsesti e programmi fra viale Mazzini e il Biscione.

Forse sarà interessante ascoltare i ritorni di Eugenio Finardi e Samuele Bersani oppure scoprire i Marlene Kuntz, alternativi per (loro) definizione, travestiti per la passerella più bigotta e ipocrita che la televisione possa mai illuminare. Il meccanismo di autodistruzione funziona sempre di più, cancella la ragione sociale di Sanremo: i cantanti e le canzoni.

Ci siamo ricordati del Festival per il contratto di Adriano Celentano: le solite e noiose pretese Rai, articoli di codici etici, premure irrazionali, baruffe abbastanza coreografiche. Come dicono i comunicati ufficiali, poi, Celentano ha raggiunto l’accordo con l’azienda. Allora, filippiche sul compenso eccessivo (750 mila per 5 serate), i bilanci malandati di viale Mazzini, il ruolo morale di Servizio Pubblico. Celentano annuncia che quei soldi andranno in beneficenza, così finisce il seminario fra opinionisti di vario genere e risma, e il Festival s’inabissa. La Rai risparmia persino la promozione: nel senso che non se ne parla mai.

Il Festival è Celentano, il varietà è Fiorello. Non c’è nulla in Rai che non sia un personaggio o una polemica. Perché viale Mazzini non produce più, non sperimenta più: è immobile, semplicemente. L’attore e regista Rocco Papaleo, che accompagna ancora il peggior Leonardo Pieraccioni di sempre, sarà la spalla di Morandi: Papaleo può piacere e non piacere, i gusti non si discutono; ma è completamente digiuno di televisione (o meglio, non se ne nutre da anni).

La moda di questi giorni su Sanremo è la disperata caccia ai vestiti di Ivana Mrazova, modella ceca di 20 anni. Non sapremo mai se Bersani avrà provato un nuovo stile oppure sarà il solito Bersani malinconico, ma è utile rassicurare il pubblico che per la finale di sabato la Mrazova vestirà un abito firmato Fausto Sarli. Non ne siamo sicuri, dunque: non vi allarmate.

Il Fatto Quotidiano, 12 febbraio 2012

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