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“Sì alla fusione Ei-Dmt”. Mediaset diventa
il più grande operatore di rete italiano

I paletti dell'Antitrust tesi a garantire la concorrenza nel mercato dell'affitto delle antenne sono stati accettati dai due giganti dell'etere. Matrimonio entro la fine dell'anno dopodiché Berlusconi sarà l'unico proprietario della rete privata nazionale di tralicci per la trasmissione radiotelevisiva
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La serie di condizioni poste dall’Antitrust alla fusione fra il Elettronica Industriale (gruppo Mediaset) e Dmt , gruppo che gestisce una rete di antenne per la trasmissione radiotelevisiva, non ha scoraggiato le due società che, in un comunicato congiunto, fanno sapere che il matrimonio si farà. Stando alle regole imposte dall’Authority, il nuovo moloch dell’etere dovrà garantire agli operatori terzi condizioni “eque, trasparenti e non discriminatorie”. Insomma non dovrà avere un trattamento di favore per i segnali televisivi targati Biscione.

Le due aziende hanno fatto sapere che procederanno alla stipula dell’atto di fusione entro la fine dell’anno. Ei ha deciso di avvalersi della facoltà, prevista dall’accordo di fusione, di rinunciare alla condizione dell’ottenimento del nullaosta incondizionato alla fusione da parte dell’Antitrust.

Ora Mediaset diventerà il più grande operatore di rete di tutto il Paese. Al fianco dell’emittenza locale in Italia esistono infatti solo tre reti in grado di trasportare le frequenze televisive in oltre il 90 per cento del territorio nazionale: la prima è Raiway, gestita da Viale Mazzini, la seconda è Elettronica Industriale Towers, di proprietà del Biscione e l’ultima, appunto è Dmt che trasporta i segnali delle emittenti concorrenti a Rai e Mediaset (Come La7).

L’intervento dell’Autorità che vigila sulla concorrenza ha dato il via libera mettendo però una serie di paletti all’operazione, evitando che Cologno Monzese acquisti una posizione dominante nel ricco mercato dei ripetitori televisivi. Primo su tutti il fatto che la nuova realtà dovrà garantire a condizioni “eque, trasparenti e non discriminatorie” l’accesso alle infrastrutture a operatori televisivi terzi. Misure, tese a “sterilizzare gli effetti anticoncorrenziali”, che si applicheranno a una serie di settori: dalla manutenzione tecnica dei tralicci, alla qualità del servizio fino alle tariffe per far correre i segnali televisivi sulla rete.

In un primo momento le due aziende avevano comunicato che stavano valutando il da farsi, poi oggi la fumata bianca.

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