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Monti e l’Abc dell’inciucio

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Sono i giorni dell’Abc dell’inciucio. Sono i giorni degli ammiccamenti, delle finte passeggiate per i corridoi delle Camere, degli improvvisi rendez-vouz al vertice, dei pranzi e delle cene alle luci fioche dei ristoranti delle Camere. Ma sono – soprattutto – i giorni del tunnel. Anzi, dei tunnel.

Se solo qualche settimana fa occhi e riflettori erano puntati su palazzo Grazioli e la politica era fin troppo evidente, oggi gli sguardi spaesati si alzano verso corridoi segreti che collegano i palazzi del potere, dove A (Alfano), B (Bersani) e C (Casini) s’incontrano da soli per poi raggiungere il capo del governo Monti. I tunnel, dunque (quello che collega la Camera a palazzo Chigi o quello che collega il Senato a Palazzo Giustiniani) come luoghi dove si consuma ciò che gli occhi degli elettori non devono vedere e che viene negato con fermezza dai diretti protagonisti: un inciucio costante.

Come ai bei tempi di democristiana memoria (ma anche socialista), quando il manuale Cencelli rappresentava il Talmud delle spartizioni, oggi A., B. e C. si dividono le poltrone dei sottosegretari con la formula del 4-4-2, concordano con Monti l’elenco delle priorità e, soprattutto, si riorganizzano all’interno controllandosi a vicenda; l’importante che non si sappia, occhio non vede, urna non duole.

L’inciucio, però, scorre. Come un lento fiume carsico attraversa le tavole dei ristoranti del cuore politico romano (Assunta Madre, San Lorenzo, Bolognese), s’insinua nelle sedi di partito, tra i divani di Montecitorio, alla gettonatissima bouvette o al ristorante interno e chiude, quasi a cascata, dentro la Galleria Alberto Sordi, luogo d’incontri segreti per eccellenza a un passo da Palazzo Chigi. Dove capita anche di assistere a scene surreali, con Enrico Letta e Fabrizio Cicchitto che fanno finta di non conoscersi, ma poi li becchi entrambi in libreria a parlare fitto fitto e non certo dell’ultimo Montalbano.

La parola d’ordine è negare. Sempre. E così, quando Lucia Annunziata ha presentato la sua ultima fatica letteraria, Il Potere in Italia, prima di entrare nella sala del Mappamondo Casini, Bersani, Fini e Scajola più che quattro chiacchiere con l’autrice avevano parlato a lungo tra di loro, salvo poi negare ogni evidenza. Come l’altra notte, quando si sarebbe consumato il secondo incontro “A.B.C Monti”, negato all’alba da Casini. Le testimonianze incrociate, però, hanno frantumato tutti gli alibi.

Palazzo Giustiniani, ore 19.30 circa di giovedì 24. Diverse persone avvistano il segretario del Pd Pier Luigi Bersani a palazzo Madama, atteso da alcuni commessi che lo ‘scortano’ verso il tunnel che collega il Senato a Palazzo Giustiniani. Ore 19 circa, Alfano viene seguito mentre si allontana da via dell’Umiltà e arriva al Senato. Mario Monti, intanto, intorno alle 19.25 fa ingresso nel suo studio di Palazzo Giustiniani. Alle 20,15 arriva anche Casini.

Tutti nel tunnel
, ma nessuno li ha visti, nessun rischio di imbarazzanti ‘foto di gruppo’ tra avversari-alleati che costerebbe cara nelle urne. Per questo nei comunicati dei partiti, si parla semplicemente di “contatti”, lasciando intendere che potrebbero essere stati anche solo telefonici. E, soprattutto, che sarebbero stati ‘bilaterali’. Ma è vero inciucio a go-go. Che avviene per lo più a Montecitorio.

Mercoledì 23, al ristorante della Camera sono andate in scena prove di ricostituzione della Dc, con Fioroni, Casini e il ministro Riccardi “attovagliati” a pranzo a parlare di prossima gestione delle leggi etiche (testamento biologico) mentre fuori un trafelato Bersani faceva segno alla sua ombra, Stefano Di Traglia, di tenergli lontano i giornalisti salendo in macchina perchè “sto con Monti al telefono”. Poco più tardi Enrico Letta avrebbe fatto visita allo zio Gianni (Letta), ambasciator cortese presso il Cavaliere, ma con un occhio vigile su via dell’Umiltà, dove i colonnelli defenestrati son difficili da tenere a guinzaglio corto; i tunnel, per loro, sono solo sinonimi di coni d’ombra nei quali stanno assai scomodi.

Li si può trovare, però, allegri e goliardi all’ Enoteca al Parlamento. Dove è stato visto uscire, in una piovosa notte di martedì 22, pure Roberto Rao, braccio destro del leader Udc, ambasciatore di una notizia forse importante o forse solo di qualche conferma. Fili d’intesa difficili da dipanare, come di difficile interpretazione era la cena di domenica 20 tra Gabriella Bontempo, ex moglie di Italo Bocchino, e Umberto Croppi, in odore di nomina a sottosegretario alla Cultura. Erano al ristorante San Lorenzo, a parlare di politica, perchè Gabriella vuole tanto scendere in campo. E sul suo nome chissà quale inciucio si sta consumando…

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