Il senatore Marcello Dell'Utri

Il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri è indagato dalla Procura di Palermo nell’inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia. Condannato in appello a 7 anni per concorso in associazione mafiosa, Dell’Utri sarebbe accusato in questa indagine di violenza o minaccia a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario. La sua iscrizione risale a circa un anno fa: l’indiscrezione circolava da mesi, ma non era mai stata confermata in ambienti giudiziari.

L’inchiesta, condotta dai pm Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava, ipotizza l’esistenza di una trattativa tra Stato e mafia che negli anni avrebbe visto alternarsi diversi protagonisti istituzionali, politici e mafiosi. Nell’indagine sono coinvolti, oltre ai boss Totò Riina, Bernardo Provenzano e Antonino Cinà, il generale dei carabinieri Mario Mori, il suo ex braccio destro al Ros, Giuseppe De DonnoAngelo Angeli (un ufficiale dei carabinieri che, pur avendo messo le mani sul ‘papello’ durante la perquisizione della cassaforte nella casa di Massimo Ciancimino non l’avrebbe sequestrato), alcuni esponenti dei Servizi e lo stesso Ciancimino jr.

A tirare per primo in ballo Dell’Utri nell’indagine sulla trattativa è proprio il figlio di Vito Ciancimino, l’ex sindaco mafioso di Palermo. E’ lui a raccontare al processo al generale Mori, imputato di favoreggiamento mafioso, di avere saputo dal padre di stretti rapporti tra il senatore e Provenzano. Don Vito avrebbe riferito al figlio anche che sarebbe stato proprio Dell’Utri, con l’avallo del boss di Corleone, a sostituirlo nella conduzione della trattativa che, fino al ’92 sarebbe stata portata avanti da Ciancimino e dai carabinieri. A fare il nome di Dell’Utri ai pm è anche il pentito Stefano Lo Verso che ha sostenuto di aver saputo da Provenzano che, dopo le stragi del ’92 e del ’93, Dell’Utri, ex manager di Publitalia tra i fondatori di Forza Italia, si sarebbe offerto come garante politico degli interessi di Cosa nostra. Dall’altra parte del tavolo ancora Provenzano che, in nome dell’accordo stretto, avrebbe assicurato il sostegno elettorale dei boss al partito dell’ex premier Silvio Berlusconi. E anche le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, a cui il boss Giuseppe Graviano avrebbe detto che “grazie al paesano (Dell’Utri n.d.r.) e a Berlusconi la mafia aveva il Paese nelle mani”, sarebbero finite nell’inchiesta sulla trattativa condotta dai pm di Palermo.

“Io indagato per la trattativa tra lo Stato e Cosa nostra? E’ veramente allucinante”. Così, Marcello Dell’Utri ha commentato la notizia, aggiungendo che “la Procura di Palermo ha fatto una grande insalata russa, per quanto mi riguarda i magistati stanno pestando l’acqua nel mortaio”. E sui collaboratori che lo accusano, tra cui Stefano Lo Verso e il dichiarante Massimo Ciancimino, Dell’Utri ha detto: “Assurdità. E’ una cosa inesistente solo a pensarla. Tutta questa vicenda è veramente allucinante”.

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