Chiusura del centro di ricerca di Milano e 500 licenziamenti. E’ quanto prevede il piano di ristrutturazione “lacrime e sangue”, presentato dalla multinazionale farmaceutica francese Sanofi-Aventis negli scorsi giorni ai sindacati. Immediata è stata la reazione dei 3400 lavoratori del gruppo che hanno dato vita ad uno sciopero di otto ore lo scorso venerdì e che reitereranno l’iniziativa il prossimo 2 dicembre.

Entrando nel dettaglio dell’indigesto piano aziendale, si osserva infatti come sia previsto il licenziamento di ben 500 persone, con annessa chiusura del centro di ricerca di Milano (in cui sono impiegati 60 lavoratori), riduzioni di organico del 10-15% nell’area dell’informazione scientifica e di circa il 10% nella sede milanese.

E ancora: ristrutturazioni dei siti di Origgio, in provincia di Varese, e di Scoppito, in provincia de L’Aquila; oltre alla chiusura del sito di Modena della Genzyme Italia (multinazionale americana, acquisita qualche anno fa dalla Sanofi-Aventis) in cui sono impiegati una settantina di tecnici specializzati.

«Un piano inaccettabile – ha commentato Marco Falcinelli, della segreteria nazionale Filctem-Cgil – sia per le gravi conseguenze occupazionali e sia per le scelte strategiche, più improntate a interessi finanziari a beneficio degli azionisti che a proseguire nell’impegno industriale e scientifico in Italia».

La multinazionale farmaceutica, infatti, ha deciso di concentrare l’attività di Ricerca e Sviluppo in 3 hub a livello globale negli Usa – a Boston in Germania e Francia, e conseguentemente di chiudere il sito di ricerca italiano, concentrando altresì la ricerca degli antibiotici a Brindisi mantenendo in Italia gli attuali investimenti economici pari a circa 300 milioni di euro, per svolgere ricerca clinica attraverso iniziative con Università e Fondazioni, nonché la nuova ricerca degli antibiotici nel polo brindisino.

Ulteriori esuberi vengono dichiarati nella rete commerciale (Isf) e nella sede, che l’azienda vorrebbe gestire entro giugno 2012. Le motivazioni sarebbero riconducibili ad una significativa riduzione dell’attività di informazione scientifica presso i medici di base, ed un conseguente impatto negativo sulle attività di staff di supporto alle vendite, oltre al concentramento in Romania di attività Hr e Financial.

La vicenda della chiusura del sito modenese è alquanto insolita. Genzyme Italia – gruppo Sanofi Aventis (la cui unica sede nazionale è a Modena) – ha annunciato ai 70 lavoratori la chiusura del sito modenese già a partire dal 2012, con conseguente trasferimento delle attività nel centro di ricerca milanese. Ai lavoratori dunque è stato offerto un cospicuo incentivo all’esodo per accettare il licenziamento. Un vero paradosso chiudere una struttura a Modena, orgoglio del terziario avanzato in città, annunciando il trasferimento delle attività a Milano e, poco dopo, comunicare la chiusura del centro di ricerca milanese.

«Il modello di azienda che si vuole perseguire – prosegue il sindacalista Falcinelli – è quello che prevede una forte presenza commerciale, ancorché ridotta, con la ricerca fatta e sviluppata altrove e temiamo, nel tempo, la potenziale dislocazione delle attività produttive in altri paesi».

Da qui l’iniziativa di lotta per tutti gli stabilimenti del gruppo farmaceutico lo scorso venerdì e per l’area Farma-Isf per venerdì prossimo 2 dicembre. I sindacati hanno immediatamente informato Farmaindustria «affinché faccia sentire la sua voce – concludono i sindacati – nella difesa degli interessi industriali e occupazionali del settore e, contemporaneamente faranno formale richiesta di un incontro urgente al ministero dello sviluppo economico per affrontare la discussione specifica e per sollecitare rapidamente la convocazione del tavolo nazionale sulla farmaceutica».

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