Se le nuove norme in materia di licenziamento – annunciate nella lettera che mercoledì scorso Silvio Berlusconi ha portato a Bruxelles – fossero già state in vigore in questi anni di crisi economica, la disoccupazione sarebbe schizzata all’11%. E’ il dato che viene fuori da una simulazione dalla Cgia (l’associazione degli artigiani) di Mestre. Che proprio mentre già infiammano le polemiche nei confronti del Ministro del Welfare Maurizio Sacconi, fa sapere che la nuova disciplina, se applicata già dal 2009, avrebbe fatto schizzare in alto il dato dei senza lavoro, attualmente pari all’8,2%. E avrebbe prodotto 738mila disoccupati in più rispetto a quelli attualmente censiti dall’Istat.

Il segretario dell’associazione della città veneta Giuseppe Bortolussi ha però chiarito che si tratta di “un puro esercizio teorico”, che come tale va interpretato. Nella simulazione è stato calcolato il numero dei lavoratori dipendenti che tra l’inizio di gennaio del 2009 e il luglio di quest’anno  si sono trovati in cassa integrazione a zero ore. Cioè i lavoratori che per ragioni economiche hanno utilizzato questo ammortizzatore sociale del quale, con il nuovo provvedimento, si potrà disporre probabilmente solo a licenziamento avvenuto.

Ma non si è tenuto conto, ha continuato Bertolussi, “di quanti lavoratori avrebbero potuto potenzialmente aver perso il posto di lavoro senza avvalersi di nessun ammortizzatore sociale”. Bertolussi ricorda che accanto al provvedimento sui licenziamenti ci sono anche misure “per incentivare la trasformazione dei contratti di apprendistato in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, per agevolare l’ingresso nel mercato del lavoro delle donne e per utilizzare il credito di imposta per chi assume in aree svantaggiate”. Tutti interventi, aggiunge, che “dovrebbero facilitare l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”. Ma il problema dei licenziamenti resta: “Se questa crisi economica durerà ancora, c’è il forte pericolo che coloro che prima erano coperti da un ammortizzatore sociale, con questa misura non l’avranno più e ne potranno usufruire, eventualmente, solo dopo il licenziamento”.

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