“Le espulsioni sono cose sbagliate, cose che non mi piacciono. Io non giudico chi guida il partito, ma è sbagliato espellere qualcuno perché esprime un’opinione diversa”. Lendinara, piccolo centro del Polesine in provincia di Rovigo, in questo venerdì sera freddo umido e nebbioso il popolo è tutto per lui, il ministro degli interni, Roberto Maroni. Se nel palazzetto dello sport, pieno come un catino, Bobo si sforza di dire che correnti maroniane dentro al Carroccio non ce ne sono, le stoccate al Cerchio magico bossiano che vorrebbe metterlo ai margini del partito partono naturali e lisce come l’olio: “Bisogna fare uno sforzo per capire le ragioni di chi dissente, perché non sta complottando”.

Il capo del Viminale è affiancato da Emanuela Munerato, la parlamentare di Lendinara moglie di uno dei dissidenti, Matteo Ferrari, espulsi qualche settimana fa dal Carroccio. In questa landa del Polesine la questione è dunque molto sentita e dalla folla assiepata sugli spalti arrivano le urla dei “padani”: “Bobo, non ti ascoltano”. Lui allora per smorzare la tensione prova a ricordare quando conobbe Umberto Bossi nel lontano 1979: “Politicamente mi innamorai di lui”. Ma il ricordo di questo antico amore non cancella le rotture degli ultimi mesi. E allo “stronzo rivolto al sindaco di Verona, Flavio Tosi, che avrebbe dovuto partecipare all’incontro (ma poi non si presentato perché a Milano per una intervista e un incontro con il Senatur) Maroni ribatte: “Tosi è un mio amico”.

“Lei uscirebbe dal partito?”, gli chiede uno spudorato moderatore del posto: “Una cosa impossibile per me. Politicamente morirò nella Lega”. Ma la folla mormora ancora, e allora il ministro si lascia ancora andare, forse memore del congresso di Varese con il segretario bossiano Maurilio Canton calato dall’alto, e lancia un proclama a questi veneti che scalpitano: “Nella Lega chi comanda è la base. Si devono fare i congressi”.

Proprio Flavio Tosi da Milano in serata ha cercato di gettare acqua sul fuoco sui suoi dissapori con il Cerchio magico bossiano: “Mai parlato di fratture o espulsioni. Sono in Lega da vent’anni e intendo rimanerci ancora a ungo”. Flavio Tosi ha parlato nel corso della trasmissione L’ultima parola, condotta da Gianluigi Paragone. Il sindaco di Verona, che oggi ha avuto un incontro con il leader della Lega Umberto Bossi, ha quindi spiegato che “è andato tutto molto bene. Si è trattato di un incontro sereno e tranquillo”. E per quanto riguarda le parole non certo carine rivoltegli nei giorni scorsi da Bossi: “il capo a volte è un po’ vivace – ha spiegato Tosi – ma è pur sempre il capo. Per fortuna la Lega è una gerarchia che funziona ed è quello che garantisce il movimento”.

A proposito di segretari calati dall’alto, a Lendinara pare che in serata dovesse essere appeso uno striscione con una polemica verso il segretario bossiano. “Segretario di chi?”, pare ci fosse scritto. Si è preferito evitare di appenderlo, dicono in paese. Ma queste voci di dissenso segnalano che da qui i proclami di guerra sono già partiti.

il video è di Giulia Zaccariello

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