La manifestazione degli indignados a Barcellona il 15 giugno scorso

“La pace sociale sta per saltare” spiegano dai microfoni tornati ad occupare Plaza Catalunya di Barcellona. A richiamare d’urgenza alla mobilitazione i militanti del 15-M sono stati gli arresti di 4 manifestanti presenti lo scorso 15 giugno davanti alla sede della Generalitat, il Parlamento catalano.  “Questa è la loro democrazia – precisano due ragazze di fronte ad una piazza improvvisamente colma di gente – stanno criminalizzando la dissidenza politica. Non ci resta che ritornare nelle strade per poi canalizzare tutta l’energia nello sciopero generale del 15 ottobre”.

Le mani della piazza ritornano intanto a muoversi a farfalla e dal fondo partono gli slogan “Non ci rappresentano” e “Al Parlamento c’ero anch’io”. Dall’indignazione si è pronti, dicono in molti, a passare all’azione. Nella piazza intanto si respira una rabbia appena contenuta: “E’ un giorno triste – dice una studentessa di filosofia – perché sapere che uno di noi sta pagando con la propria libertà scatena un profondo senso di ingiustizia”. I 4 arrestati rientrano nel gruppo di 22 persone imputate per la protesta dello scorso giugno davanti al Parlamento catalano. La manifestazione aveva costretto 32 politici, tra cui il presidente della Generalitat, Artur Mas, ad entrare nella sede a bordo di un elicottero.

Alcuni politici, nel tentativo di passare dall’accesso principale, erano stati insultati e in alcuni casi macchiati con vernice. Gli imputati – il gruppo di 22 – sono accusati di aver bloccato fisicamente l’accesso ai parlamentari. “Sono accusati – spiega Andres Garcia della commissione legale del 15-M – di delitto ‘contro le istituzioni dello Stato’. Un reato che non è mai stato applicato prima, malgrado si siano svolte nel corso degli anni molte iniziative davanti alle sedi di Parlamenti autonomi e del Congresso. E’ una decisione sproporzionata che si somma con quella di portare in un processo criminale gli esponenti del 15-M davanti all’Audiencia Nacional, un’istituzione nata dal Tribunale dell’ordine pubblico franchista (TOP), un tribunale speciale storicamente utilizzato per casi di natura politica”

Mentre nella piazza spuntano cartelli in appoggio anche ai manifestanti di New York di Occupy Wall Street, prendono la parola i lavoratori di scuola, università e sanità da settimane in sciopero contro i tagli imposti dal governo: “Dalla Grecia, da NY, dal Cile si sta alzando un vento contro il disegno che ci vogliono imporre – dice un professore universitario – vogliono distruggere la possibilità di garantire un’istruzione di qualità”. La sua insoddisfazione si somma alla voce di un’infermiera di uno degli ospedali catalani vittima della scure dei tagli: “Non è nemmeno più garantita la radioterapia per i casi più gravi. Propongo di passare all’azione da subito, prima del 15 ottobre, ed occupare gli uffici pubblici per dimostrare che ci appartengono”.

Sotto il nome del 15-M si stanno riunendo nuovamente dopo l’estate tutti i gruppi sociali che avevano partecipato alla sua nascita.  “Gli arresti rappresentano un’azione repressiva contro tutto il movimento – dice Andres Garcia – in questo caso non ci resta che garantire assistenza legale. Ma il nostro prossimo passo sarà presentare una denuncia collettiva contro la polizia che qui in questa piazza il 27 maggio aveva caricato con violenza dei manifestanti pacifici, provocando diversi feriti”. Il 15-M rilancia e lo fa con tutte le prove del caso. Per mesi nel sito www.acampadadebarcelona.org sono state raccolte testimonianze di persone definite “vittime degli abusi” della polizia.

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