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Italiani, tornate a casa

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«L’Italia è il Paese che amo» (Silvio Berlusconi, 1994)
«Paese di merda» (Silvio Berlusconi, 2011).
Sarà mica che nel frattempo ha governato quasi sempre lui?
(Alessandro Gilioli, dal suo profilo Facebook)

È la prima volta che sono certo che non lo tratterrà nessuno. Così come lui non tratterrebbe Tremonti se rimettesse il suo mandato di ministro dell’Economia. Così come la base della Lega non tratterrebbe Bossi se dovesse lasciare la scena, come la metà degli elettori di centrodestra non tratterrebbe questo Governo al suo posto un giorno in più.

È tutto finito. Siamo all’estrema unzione politica.

Purtroppo è capitata nel momento peggiore. Crisi finanziaria, guerre a due passi da casa, credibilità internazionale ai minimi, opposizione incerta e affaticata, paralisi istituzionale, conflittualità altissima tra ricchi e poveri, Nord e Sud, elettori ed eletti, condita con una grandissima sfiducia dei giovani, ossia da coloro i quali dovrebbero guidare le transizioni verso il nuovo.

Basta poco, però, per trasformare un momento pessimo in una grande opportunità. Peggio di così non può andare: si tratta, ora, di mettersi in gioco tutti, fare ognuno ciò che sa fare e che fa ogni giorno, senza inventarsi tempi, ruoli e professioni che non appartengono alla propria vita e alle proprie aspirazioni.

Yochai Benkler, nel suo testo “La Ricchezza della Rete” (2007) sostiene che il mondo occidentale, un miliardo di persone, produce dai due ai sei miliardi di ore di tempo libero ogni giorno. L’Italia, dunque produce dai 120 ai 360 milioni di ore. È una delle poche risorse abbondanti di questa stagione politico-economica che ci restituisce, ogni giorno, nuove e più depressive scarsità e incertezze.

Se ognuno di noi dedicasse il 10% di questo tempo per informarsi, informare, parlare, convincere, costruire, riflettere, lottare, produrrebbe un flusso di decine di milioni di ore per cambiare le cose. Nessuna maggioranza, neanche la più forte potrebbe resistere (armi e repressione permettendo, ovviamente).

Fate quello che fate già e declinatelo sulle esigenze della vostra comunità. E soprattutto, tornate in Italia. Io batto sempre su questo tema e non mi fermerò mai: se tutti vanno via, qui non resta nessuno. Se non resta nessuno qui non cambierà mai. Non pensavo di essere un patriota, ma tant’è.

E da oggi avete un altro motivo per tornare: Berlusconi potrebbe arrivare da voi.

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