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Manovra economica, spunta l’ipotesi dismissione del patrimonio dello Stato

Caserme e razionalizzazione degli uffici della pubblica amministrazione. Secondo fonti parlamentari, qualcuno avrebbe avanzato l’ipotesi di affidare a Fintecna la gestione dell’operazione, con il trasferimento alla società di una quota degli immobili in cambio di liquidità immediata
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Nel “borsino” dei provvedimenti che potrebbero essere inseriti nel passaggio alle camere della manovra bis, ora si pensa anche alle dismissioni del patrimonio dello Stato. L’ordine di batteria è trovare soldi e in attesa del 22 agosto, quando il decreto arriverà al Senato, sono sempre più le ipotesi di lavoro sul tavolo di un governo diviso sui metodi per fare cassa e racimolare le risorse aggiuntive per la Finanziaria.

Dopo lo scudo fiscale bis, i tagli ai costi della politica, la caccia agli evasori, l’ulteriore intervento al rialzo sull’età pensionabile e l’aumento dell’Iva, l’ultima trovata dell’esecutivo è la vendita del patrimonio immobiliare dello Stato.

Nel mirino potrebbero esserci le caserme, ma si pensa anche alla razionalizzazione degli uffici della pubblica amministrazione. Secondo fonti parlamentari, qualcuno avrebbe avanzato l’ipotesi di affidare a Fintecna la gestione dell’operazione, con il trasferimento alla società di una quota degli immobili in cambio di liquidità immediata.

A tale riguardo, con una lettera inviata a Il Giornale, il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha ventilato l’ipotesi di dismissioni del patrimonio pubblico sottolineando che ora bisognerà avviare una “seria riflessione sulla tassazione di solidarietà, quoziente familiare, utilizzazione dello scudo fiscale, sulla vendita di una quota di immobili statali, eliminazione del blocco delle liquidazioni dei dipendenti pubblici in caso di cattivo andamento di un ramo della pubblica amministrazione”.

La misura potrebbe essere giocata durante l’iter parlamentare come ultima carta se saranno necessarie nuove risorse. La necessità di venire incontro alle famiglie, anche dopo le parole pronunciate dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, potrebbe essere una delle esigenze. Sull’entità di una eventuale operazione di vendite non trapelano cifre, ma è evidente che su un patrimonio di oltre 500 miliardi di euro, anche una piccola quota in questo momento darebbe fiato al governo per ammorbidire alcune delle misure della manovra che non piacciono. Soprattutto per provare ad ammorbidire la fronda interna alla maggioranza guidata dal sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto che ormai chiede apertamente le dimissioni di Giulio Tremonti.

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