La notte dei roghi a Napoli, sembra, non aver prodotto solo dei fumi tossici. Per fare fronte all’emergenza rifiuti nel capoluogo partenopeo, al ministero dell’Ambiente a Roma da questa mattina è in corso un lungo vertice tra il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (Idv) e il ministro Stefania Prestigiacomo. “Il Governo ha allo studio un provvedimento straordinario per agevolare il trasferimento dei rifiuti napoletani”. Questa la promessa del titolare del dicastero di via Cristoforo Colombo. Parole che arrivano dopo una nottata durissima dei vigili del fuoco per fronteggiare gli incendi dei cumuli di spazzatura. Primi fra tutti quelli appiccati nel quartiere porto. La procura di Napoli ha intanto aperto un fascicolo sulla nuova emergenza rifiuti che ha colpito la città, ipotizzando il reato di epidemia colposa. Secondo quanto riferito dal procuratore capo, Giovandomenico Lepore, ci sono già alcuni indagati.

Via Depretis è a duecento metri dal Comune di Napoli e dalla sede della Provincia a un tiro di schioppo da dove partono navi e traghetti. La mezzanotte è trascorsa da un quarto d’ora e i piromani dei rifiuti sono da poco entrati in azione. Va in fiamme un gigantesco cumulo di spazzatura, lungo almeno una quindicina di metri e alto un paio. Il fuoco sfiora il primo piano del palazzo e i fili della corrente. La diossina, col suo odore acre e pungente, si sprigiona tutto intorno. Una puzza terrificante che si sparge per centinaia di metri e allerta il parcheggiatore abusivo di un celebre ristorante di una traversa parallela. L’uomo accorre, si accorge che c’è un’auto minacciata dal fuoco e per salvarla raduna un gruppo di persone. Spaccano un finestrino, entrano, tolgono il freno a mano e la spingono via. Poi spiegano il loro gesto a una volante della Polizia intervenuta in seguito a una telefonata al 113. Ci vorrà un quarto d’ora prima dell’arrivo dei Vigili del Fuoco, altri dieci minuti per spegnere l’incendio.

Storie di ordinaria follia nella pancia di una Napoli arrabbiata e violenta, esasperata dall’ennesima crisi, attraversata da balordi e personaggi contigui alla criminalità organizzata che si intrufolano tra le proteste e scatenano il caos. La notte appena conclusa ha registrato 55 interventi dei pompieri, nonostante gli appelli per i gravi rischi alla salute che i roghi provocano. Roghi in strade centrali, come via Riviera di Chiaia, via santa Brigida. E in periferia, dove la zona di Pianura è tra le più colpite. Cumuli incendiati anche in provincia, soprattutto a Castellammare di Stabia e Melito.

Tra le montagnole di rifiuti bruciati che sprigionano diossine velenose, cassonetti rovesciati, vie chiuse per monnezza e sommosse popolari contro una situazione ormai insostenibile, Luigi de Magistris ha capito che non c’è più tempo da sprecare nell’attesa di aiuti sinora negati o solo promessi. E ha deciso di agire da solo, nelle stesse ore in cui anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha fatto sentire la sua voce contro i ritardi di Berlusconi, definendo “indispensabile e urgente” un intervento del governo per l’emergenza spazzatura a Napoli ed esprimendo la sua “inquietudine per la mancata approvazione del decreto legge che era stato predisposto” per ripristinare il flusso fuori regione della spazzatura napoletana.

Ieri in serata il sindaco ha emesso una serie di provvedimenti urgenti e immediati, motivati dai gravi rischi per la salute dei cittadini, che secondo la docente di Igiene Maria Triassi potrebbero degenerare in epidemie di tifo e colera. Tra le misure adottate ci sono alcune indicazioni per ridurre a monte la produzione dei rifiuti, con annesse sanzioni contro la grande distribuzione e gli esercizi commerciali che non le rispetteranno; la disposizione alla società municipalizzata Asìa di lavorare 24 ore su 24 per raccogliere la spazzatura senza sosta, usufruendo anche del personale di altre società comunali (“ma il 70% dei mezzi di Asìa è guasto”, ha ricordato de Magistris); l’individuazione di un secondo sito di trasferenza per consentire la rimozione nel più breve tempo possibile delle 2.500 tonnellate di spazzatura che giacciono sui marciapiedi di Napoli. L’area, di circa 11.000 metri quadrati, si trova a Gianturco, tra i capannoni dismessi di proprietà pubblica. E può accogliere all’incirca 1.200 tonnellate di immondizia.

E’ il secondo sito di trasferenza di Napoli, dove il pattume può restare al massimo 3 giorni, dopo quello dell’ex Icm di Ponticelli, già in uso. Un terzo sito a Napoli potrebbe essere aperto nel quartiere di San Pietro a Patierno. Provvedimenti tampone che però servono a dare respiro a una città soffocata, a rimettere in moto un corretto ciclo di smaltimento che permetta una costante eliminazione delle giacenze, e  consentire l’avvio delle campagne di sensibilizzazione annunciate da de Magistris e dal suo vice con delega all’Ambiente, Tommaso Sodano: un isola ecologica mobile per ogni municipalità e l’avvio dal 1 luglio di una raccolta differenziata estesa ad altri cinque quartieri partenopei. Troppo lunghi i 15-20 giorni che la Regione Campania ha chiesto per attivare l’intesa tra le cinque province campane e dare il via all’export della spazzatura napoletana fuori provincia. L’individuazione di siti in città dovrebbe rendere per qualche giorno Napoli autonoma, senza dover dipendere dai comuni limitrofi, dove il rischio che un sindaco firmi un’ordinanza per vietare i conferimenti è sempre in agguato. Come è accaduto in questi giorni a Caivano e ad Acerra, mandando in tilt il piano in base al quale de Magistris aveva annunciato la ripulitura di Napoli ‘in quattro-cinque giorni’.

Sui siti napoletani e sulle strategie future de Magistris si è mostrato volutamente vago. “Non abbiamo interesse a dirvi tutto, ci sono troppi poteri, non solo politici, che stanno facendo di tutto per ostacolare la rivoluzione ambientale che stiamo preparando. Diremo solo quello che è utile dire. Berlusconi? Se ne frega, ce l’ha fatto capire con le parole e gli atti. Caldoro e Cesaro? Hanno a cuore le istituzioni e la salute dei cittadini, con loro abbiamo un rapporto quotidiano. Il governo fino a questo momento non ha fatto nulla, in ogni caso continuiamo a ritenere che la strada non è lo stato di emergenza perché ci farebbe tornare a quelle condizioni che hanno consegnato la città ai poteri affaristici e criminali”. Ad appena cento metri da Palazzo San Giacomo, si inciampa nei sacchetti neri bruciati del giorno prima. Sono diventati ‘rifiuti speciali’, altamente inquinanti, e vanno rimossi con procedure particolari. “Ci sarà una task force della polizia municipale contro chi appicca i roghi” dice il sindaco. Ma sarà un’impresa stanare questi personaggi.

da il Fatto quotidiano del 24 giugno 2011, aggiornato alle 20,38

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