La convivenza tra Lega e Pdl bolognesi si preannuncia difficile. Davanti ai fotografi o intorno a tavole imbandite il clima sembra sereno. Ma poi, tra battute, lapsus e frecciatine l’imbarazzo diventa difficile da nascondere. Il senatore Pdl Filippo Berselli però ci prova: “Le polemiche appartengono al passato recente. Oggi il nostro uomo è Manes Bernardini, e lo sosterremo come se fosse un candidato scelto in comune”. Ma aggiunge anche: “Sarà difficile vincere a Bologna. Non siamo a Milano dove sarà facile passare al primo turno, questa città ha un’altra storia”. E la battuta sui tortellini? Il giovane Manes che dice “se Berlusconi vuole passare dalla città delle Due Torri un piatto di tortellini non si nega a nessuno?”. Berselli non la prende a ridere. “Una battuta poco riuscita. Ma pur sempre una frase di spirito. Di certo se Berlusconi verrà a Bologna non sarà per i tortellini di Manes”.

Ma la tensione rimane, ed era già emersa alla cena elettorale di sabato sera a sostegno di Michele Facci, candidato al consiglio per il Pdl, per il quale si è scomodato anche Gianni Alemanno, ospite d’onore della serata. “Sono qui per due motivi: per salutare l’amico e collega Gianni Alemanno, e per sostenere Michele Facci”, ha esordito Berselli davanti a una platea di circa 500 persone. Una gaffe capace di far infuriare Bernardini, che durante tutto il corso della serata non ha smesso di lanciare frecciatine al senatore: “Caro Berselli, ti sei dimenticato di dire il terzo motivo per cui sei qui, cioè sostenere il candidato sindaco di Pdl e Lega, che sarei io”. Via. Scroscio di applausi.

Domenica poi ci si è messa anche la puntata di Report, che non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Davanti al giornalista Alberto Nerazzini, autore dell’inchiesta, Berselli si è mostrato decisamente scettico verso una possibile candidatura della Lega “che ha solo l’8 per cento dei voti”.

Il Pd, come prevedibile, va a nozze: “L’eventuale discesa a Bologna di Berlusconi sancirà ufficialmente la sconfitta di tutti quei dirigenti Pdl che non hanno mai creduto in una vittoria leghista a Bologna. “Come lo stesso Berselli ha annunciato a Report”, ha dichiarato ieri in una nota Pietro Aceto, coordinatore dell’Agorà del Pd bolognese. “Fa bene il coordinatore regionale del partito di Berlusconi a preoccuparsi dell’eventuale splitting, non solo degli elettori della destra, ma anche dei dirigenti locali del suo partito”.

Del resto è noto che Bernardini è un nome arrivato da Roma, dal ministro dell’Interno Maroni che ha assecondato le voglie del giovane (ma potente) figlio di Umberto Bossi, Renzo-Trota, che da mesi andava dicendo di voler padanizzare Bologna. Tutto questo è accaduto (annuncio della candidatura compresa) mentre la destra bolognese, e soprattutto Berselli, non nascondevano di preferire un eventuale appoggio al civico Aldrovandi.

Ma il senatore, veterano della politica, taglia corto sulla questione, e la relega al passato. “I contrasti ci sono stati, ma si sono spenti una volta scelto il candidato, che è Manes Bernardini”,  spiega al telefono.  “Il nostro simbolo parla chiaro”. Berlusconi per Bernardini. Sarà, ma per ora che la convivenza non si preannuncia facile è dimostrata dai fatti. E la campagna elettorale tra poco è agli sgoccioli.

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