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Cinque inchieste per Gennaro Cinque. Si ricandida il sindaco di Vico Equense

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Cinque. Come il cognome di Gennaro Cinque, sindaco Pdl uscente di Vico Equense (Napoli). Cinque. Come le inchieste giudiziarie in cui il politico azzurro è rimasto coinvolto durante il primo mandato che sta per concludersi. Ma a dispetto di una serie di quattro richieste di rinvio a giudizio sparate a pochissima distanza l’una dall’altra e delle generiche buone intenzioni con cui i berlusconiani promettono liste e candidature pulite ad ogni vigilia elettorale, nessuno nel Pdl napoletano ha battuto ciglio quando il plurinquisito Cinque ha deciso di ricandidarsi a primo cittadino.

Parte favorito, in una città dove il centrodestra è granitico e ha inglobato pezzi di centrosinistra, tra cui l’ex candidato sindaco del 2001 in quota Mastella e un assessore di una vecchia giunta ulivista in quota Margherita. Peraltro Cinque e i suoi fedelissimi spiegano le imputazioni – che vanno dall’abuso d’ufficio all’omissione di atti d’ufficio – come ‘naturali conseguenze’ per un ‘sindaco del fare’, che non sta mai fermo con le mani in mano ma scende in strada per affrontare de visu piccoli e grandi problemi di Vico Equense, la porta d’ingresso alle meraviglie ambientali e paesaggistiche della costiera sorrentina.

Sarà. E sarà anche vero che, stringi stringi, le inchieste della Procura di Torre Annunziata non vanno al di là di piccole (presunte) malefatte episodiche. Ma quattro richieste di rinvio a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione sono numeri che fanno impressione. E che danno molto lavoro al difensore di Cinque, l’avvocato Giuseppe Ferraro, che poco tempo fa ha ottenuto un proscioglimento in istruttoria per un’accusa di omissione di atti d’ufficio. Altrimenti le inchieste sarebbero state sei. Sette, se fosse ancora in piedi una storia di abusi edilizi per la quale il primo cittadino è stato assolto. Peccato che ora inizi per Cinque un periodo di fuoco. Non solo per via delle elezioni. Ma per una serie di udienze preliminari davanti al Gup, che si svolgeranno proprio durante la campagna elettorale. Udienze che offriranno su un piatto d’argento ai suoi rivali – l’ex primo cittadino Giuseppe Dilengite, a capo di un paio di liste moderate, e il candidato del Pd Aldo Starace – gli argomenti per infiammare polemiche sulla ‘disinvoltura’ con cui il sindaco azzurro avrebbe amministrato.

Il riassunto dei procedimenti penali per i quali rischia un processo è il seguente. Cinque è imputato di abuso d’ufficio per la complicata vicenda dell’incarico dato a un tecnico del settore lavori pubblici affinché scrivesse una relazione da allegare a un contenzioso amministrativo al Consiglio di Stato. Quell’incarico invece doveva essere affidato, secondo gli inquirenti, a un tecnico dell’Urbanistica. Inoltre: il sindaco è accusato di omissione di atti d’ufficio per non avere emesso un’ordinanza urgente per la messa in sicurezza di una zona sottostante ad un campanile dal quale sarebbe caduta una pietra. Poi deve rispondere di abuso d’ufficio per un contratto con una ditta del Nord per degli autovelox. Infine deve difendersi da ulteriori accuse di abuso d’ufficio per una variante in corso d’opera di una strada per la quale si era deciso di aggiungere un cordolo rispetto al progetto originario. Cinque inchieste per Gennaro Cinque, dicevamo. La quinta riguarda il mostro dell’Alimuri, lo scheletro di un albergo incompiuto che deturpa il tratto di costa al confine tra Meta e Vico Equense. Due estati fa un ragazzo scivolò dal rudere, cadde sugli scogli e si procurò un serio infortunio. Cinque è indagato per omissione di atti d’ufficio per non aver interdetto l’area. Il fascicolo è ancora aperto.

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