“La mia esperienza all’interno di Futuro e libertà al Senato è finita”. Lo annuncia il senatore Giuseppe Menardi che da giorni è su posizioni critiche verso Gianfranco Fini e Italo Bocchino e già stamani aveva votato in dissenso dal suo gruppo nella fiducia sul decreto milleproroghe. Fli a Palazzo Madama conta su dieci senatori e se Menardi dovesse effettivamente andare via, il gruppo si scioglierebbe, a meno di nuovi arrivi nei prossimi giorni.

”Per me – dice il senatore di Cuneo – il percorso si è concluso domenica con il nuovo organigramma del partito. Torno nei confini della maggioranza parlamentare”. “Per quanto mi riguarda – ribadisce Menardi ai cronisti – il gruppo non c’è più e non c’è bisogno di una lettera formale perché a Viespoli glielo ho annunciato di persona”. Il senatore spiega che l’addio formale è solo rinviato ai prossimi giorni in attesa del disbrigo degli affari correnti legati al suo ruolo di responsabile dell’amministrazione.

“Sono problemi che prima o poi dovevamo affrontare”, commenta il vicepresidente Italo Bocchini, che Fini ha voluto come numero due di Fli sollevando la levata di scudi dei moderati. Alle parole di Bocchino si aggiungono quelle di Fabio Granata: “Abbiamo già pagato un prezzo troppo alto a chi stava con noi per frenarci. Ora basta. Sono i leader, le idee e la passione disinteressata – aggiunge – a radicare i movimenti politici, non il numero dei parlamentari. E soprattutto la coerenza e la trasparenza. Il progetto di Futuro e Libertà è affidato alla passione dei militanti e alla nostra determinazione. Mi auguro che nessuno abbandoni il movimento ma sono anche consapevole che Sel è al 9% senza avere gruppi parlamentari”.

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