Vi prego, basta con questa storia dei “sedici anni”. “Ma che avete fatto per sedici anni?”. “Perché avete taciuto per sedici anni?”. “Dove siete stati per sedici anni?” Basta. È un argomento stantio, ingeneroso, fragile. Quest’estate su Farefuturo l’abbiamo scritto: «Il pensiero corre agli eventi passati, all’editto contro Enzo Biagi, contro Daniele Luttazzi, contro Michele Santoro. Il pensiero corre ai sensi di colpa per non aver capito prima, per non aver saputo e voluto alzare la testa. E oggi che gli editti toccano da vicino, è fin troppo facile cambiare idea. Oggi ha ragione chi dice: perché non ci avete pensato prima? Non c’è una risposta che non contempli un pizzico di vergogna. Un vergogna che, però, non prevede ora il silenzio, il ripetersi di un errore».

E abbiamo rivendicato, per chi ha creduto per qualche tempo (più o meno lungo) al sogno di una rivoluzione liberale, ingoiando qualche rospo sulla strada, il diritto di parola nel momento in cui i nodi arrivano al pettine (e in quest’anno abbiamo visto quali e quanti nodi…). Il diritto di alzare il dito o la voce e di marcare la propria differenza, la propria opposizione. Il diritto di ricordare che per chi proveniva da una storia di destra, la presenza di Silvio Berlusconi è stata totalizzante, e che allearsi con lui era l’unica via per avere “spazi di manovra politica”. E il diritto, soprattutto, di sottolineare che se tutto questo vale per chi è arrivato in Futuro e libertà da destra deve valere a maggior ragione per i tanti, tantissimi ragazzi e meno ragazzi che in vita loro la politica non l’hanno mai fatta. O l’hanno fatta, ma non a destra. Prendersela con loro è miope, oltre che sbagliato. E allora, invece di usare questi benedetti sedici anni scorsi, come arma di ricatto, guardiamo avanti per davvero. Che è molto meglio, per tutti.

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