Forse non sono “da ricovero immediato” ma “hanno urgente bisogno di una bella dose di Sangiovese” (non però di olio di ricino, e questo è già apprezzabile).

Nicholas Farrell ha replicato su Libero (clicca qui per leggere l’articolo) a Marco Travaglio e a Malcom Pagani che, giovedì scorso, sul Fatto, l’avevano colpito nei suoi affetti più cari, sbertucciando e definendo bufale e patacche i diari di Mussolini, veri o presunti, pubblicati da Bompiani.

Nicholas Farrell è il giornalista inglese, trapiantato a Predappio, che ha due grandi amori italiani extrafamiliari: Berlusconi e Mussolini. Al primo ha fatto un’intervista qualche anno fa, pubblicata dallo Spectator e dalla Voce di Romagna, che ha suscitato un vespaio a causa delle affermazioni del premier sui giudici ‘mentalmente disturbati’ e su Mussolini ‘benigno’. Del secondo ha scritto una biografia definita dai critici “pù da fan che da storico”, tanto che Mark Simpson, recensendo il libro, ha scritto sull’Independent che Mussolini, dopo Rachele, Ida Dalser, Claretta e lo stesso Hitler (uno dei suoi primi ammiratori), aveva trovato un’ennesima ‘moglie’ in Farrell che, ‘in modo possessivo’, aveva proposto un nuovo Mussolini ‘prigioniero d’amore’, i cui difetti si erano trasformati magicamente in virtù.

L’ira di Farrell dipende forse dal fatto che i diari, veri o presunti, dipingono un Mussolini molto simile a quello rappresentato nella sua biografia?

Titola Libero: “Per i cronisti del Fatto lo storico di sinistra fa apologia del fascismo”  e Farrell scrive: “Ti devo dire una cosa Pagani: tu di questi diari non sai nulla, io sì invece. Li ho avuti sotto mano nel 1993/94, a Londra, e ho fatto una bella indagine e, dopo, un servizio a proposito intitolato ‘Ecco i diari del Duce, secondo gli esperti’. E fra questi esperti figurava Denis Mack Smith, uno storico di sinistra esperto della storia dell’Italia. Secondo Mack Smith erano veri. Quindi non è così facile liquidarli come falsi“.

Un vero peccato che ‘lo storico di sinistra esperto della storia dell’Italia’ non abbia mai detto che i diari erano veri. O meglio: Mack Smith l’avrà certamente confidato segretamente a Farrell, ma non ad altri. Secondo il New York Times, nel 1983, dopo aver esaminato per un giorno i diari, Mack Smith si era mostrato possibilista e aveva parlato semplicemente di “alta probabilità che siano quanto di più vicino alla genuinità si possa trovare“. E Brian R. Sullivan, professore alla National Defense University di Washington, che i diari li aveva studiati per anni, sosteneva che “Mussolini, consapevole della possibilità di dover affrontare un processo come criminale di guerra, avrebbe potuto impiegare il tempo trascorso sul Garda per scrivere ex post un diario che raccogliesse i suoi pensieri e le sue azioni precedenti il periodo bellico” e questo “per difendersi“. La stessa Rachele, secondo Sullivan, finita la guerra, aveva ricordato che il marito aveva scritto un diario “per difendersi nel caso fosse riuscito a salvarsi la vita“.

Non dunque un vero diario, ma, forse, un vero diario falso, perché ricostruito in epoca successiva, e con uno scopo preciso.

Mack Smith, lo “storico di sinistra” che, secondo Libero, fa apologia del fascismo ha anche recensito sul Telegraph (che di sinistra certo non è) la biografia del duce scritta da Farrell, in cui Mussolini appare “come un uomo grande ma incompreso, non un malvagio, ma, al contrario, ‘una persona molto religiosa’, non certo la figura di cinico opportunista comunemente percepita nel mondo anglosassone“.

Mussolini viene coperto di lodi come patriota, pensatore politico scaltro e tattico, il cui obiettivo non era la conquista o la gloria ma ‘garantire all’Europa la pace’. Anche l’alleanza militare con Hitler del 1939, sorprendentemente, viene ritenuta la prova delle sue sincere intenzioni pacifiche […] Oggi una simile versione della storia appare naive e stravagante. L’idea di Mussolini come uomo religioso e importante pensatore politico è ridicola. Farrell ne parla soprattutto come di  un uomo realista, ma omette di indicare buona parte del materiale che dimostra come egli sia stato senza speranza irrealistico“.

Nella prima pagina del suo testo” continua Mack Smith “Farrell asserisce che ‘a differenza della democrazia’ i fascisti ‘le cose le facevano’, ma i critici obietterebbero che sarebbe molto più vicina alla verità l’affermazione contraria. Ben lontano dall’essere un pacificatore Mussolini era tanto sciocco da fare l’elogio della guerra come altamente desiderabile e la quintessenza del fascismo“.

Un altro mistero irrisolto si ritrova nella contraddittoria ammissione di Farrell per cui i fascisti si consideravano di destra mentre il loro regime ‘era tutto fuorché un movimento di destra’“.

Altro enigma: “Mussolini era apparentemente anti-ebraico ma ‘non antisemita’ e inoltre, per quanto strano possa sembrare, era più ansioso di salvare gli ebrei italiani dalla persecuzione di quanto lo fossero gli inglesi“.

Farrell scrive che ‘a differenza di Hitler, Mussolini non voleva invadere i paesi vicini’.  Lo faceva solo con grande riluttanza. Purtroppo, sempre secondo Farrell, gli etiopi si opposero testardamente alla sua benefica idea di una penetrazione italiana pacifica, obbligandolo a mandare mezzo milione di soldati italiani nell’Africa centrale e, così facendo, a rovinare economicamente l’Italia“.

Fu Hitler a ‘trascinare l’Italia in una  guerra per la quale non era pronta’ e ‘Mussolini non sarebbe stato affatto felice della decisione di Hitler di combattere contro la Russia’. “Dev’essere per questo – commenta Mack Smith – che spedì migliaia e migliaia di soldati male armati e peggio vestiti sul fronte russo, con la temperatura perennemente sotto allo zero. E noi dovremmo credere che lo fece ‘per esercitare un maggiore controllo su Hitler’“.

Farrell sarà rimasto deluso: anche queste sono parole dell’esperto di sinistra, ma non assomigliano a un’apologia del fascismo. Meglio rimuoverle.

Sull’argomento lo stesso Berlusconi lo aveva deluso: dopo l’intervista sul Mussolini ‘benigno’, il Cavaliere, in visita alla Sinagoga di Roma, aveva sostenuto di essere stato travisato e aveva attribuito la colpa al troppo champagne bevuto in compagnia dei giornalisti inglesi.

Caro Cavaliere” si leggeva in una lettera indirizzatagli da Farrell, doppiamente indignata, per le frottole e per chi ne era stato l’oggetto, “quello che sto per scriverti mi addolora perché, mio Berlusca, tu sei grande e io ti voglio bene, ma la verità è sacra e tu non hai detto la verità, hai raccontato alcune frottole e io ho le prove… Hai detto loro che tu hai fatto commenti sui giudici pazzi e il benigno Mussolini solo perché eri a little tipsy (un po’ alticcio) dopo aver bevuto ‘due bottiglie di champagne’ con noi. Ma và, Berlusca! Tu sai bene quanto noi che l’unica cosa che abbiamo bevuto durante l’intervista era tè freddo al limone, molte caraffe di tè freddo al limone“.

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