I giudici della quinta sezione del tribunale di Palermo hanno condannato, complessivamente, a quasi 20 anni di reclusione, 8 tra imprenditori e amministratori locali accusati, a vario titolo, di concorso in associazione mafiosa, truffa e turbativa d’asta. Due le assoluzioni. Due i non doversi procedere per prescrizione dei reati.

La pena più alta, 7 anni, è stata inflitta ad Antonino Fontana, imprenditore ed ex consulente dell’amministrazione comunale di Ficarazzi (Palermo), poi sciolta per infiltrazioni mafiose. Vecchio esponente del Pci e dirigente delle coop rosse, Fontana entrò in contrasto con l’allora segretario regionale, Pio La Torre, poi ucciso dalla mafia, che ne chiese l’espulsione dal partito. Secondo gli inquirenti, Fontana avrebbe avuto stretti rapporti d’affari con diversi esponenti mafiosi della famiglia di Bagheria come Simone Castello, “postino” che smistava la corrispondenza del boss Bernardo Provenzano.

A un anno e 8 mesi sono stati condannati gli imprenditori Maria Calarco, Mario e Ignazio Potestio, Salvatore Fichera, Carmelo Spitale, Gandolfo Agliata e Andrea Caliri. Assolti Francesco La Michela e Calogero Librizzi. Mentre per Gioacchino Lo Re e Cosimo Ragusa è stato dichiarato il “non doversi procedere” per intervenuta prescrizione. Secondo gli inquirenti mettendosi d’accordo nella formulazione delle offerte e concordando i ribassi, gli imprenditori avrebbero costituito una sorta di cordata che riusciva a controllare e gestire le gare pubbliche bandite da diversi Comuni del palermitano. Il processo è cominciato nel 2004, ma il collegio giudicante ha più volte cambiato composizione e il dibattimento è dovuto ripartire da zero.

I nostri errori: Ci scusiamo con la Ipercoop Sicilia, di cui il logo è stato erroneamente utilizzato in homepage come immagine dell’articolo. Antonino Fontana non era un dirigente della società partecipata da 4 grandi cooperative di consumo, ma di cooperative ortofrutticole aderenti alla Lega Coop

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