Le dimissioni di Cosentino sono “un atto indispensabile”, secondo il presidente della Camera, Gianfranco Fini che commenta a stretto giro la scelta del coordinatore campano del Pdl di lasciare l’incarico di sottosegretario all’economia. “Necessarie” le definisce invece il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, da Washington. Mentre Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, invita la Camera ad “autorizzare l’arresto, come chiesto dall’autorità giudiziaria”.

La decisione di lasciare l’incarico, aveva spiegato lo stesso Cosentino, è stata raggiunta di “concerto con il presidente Berlusconi“. Per “potermi completamente dedicare alla vita del partito, particolarmente in Campania, anche al fine di contrastare tutte quelle manovre interne ed esterne poste in essere per fermare il cambiamento”. Lasciando Palazzo Chigi Cosentino ha negato ogni addebbito: “Non c’è stato nessun dossieraggio contro Caldoro”, afferma, “sono estraneo a tutte le accuse”. E ha attaccato Fini: “Il presidente della Camera con solerzia degna di miglior causa, dopo che già per due volte proprio alla Camera dei Deputati analoghe mozioni erano state votate e respinte con larga maggioranza, così come anche una al Senato, ha ritenuto di volerle calendarizzare in tempi brevissimi basandosi quindi soltanto su indimostrate e inconsistenti notizie di stampa”. Concludendo: “Fini vuole solo ottenere potere nel Pdl”.

Poco dopo arriva la solidarietà del premier.  “Ho avuto modo di approfondire personalmente e tramite i miei collaboratori la sua totale estraneità alle vicende che gli sono contestate. Sono quindi certo che la sua condotta durante la campagna elettorale per la Regione Campania è stata improntata alla massima lealtà e al massimo impegno per ottenere la vittoria di Stefano Caldoro. Ritengo quindi che l’onorevole Cosentino potrà proficuamente continuare a svolgere il suo importante ruolo politico nell’ambito del nostro movimento per consentirci di conseguire ancora quegli eccellenti risultati di cui è stato artefice come Coordinatore Regionale”, ha aggiunto Berlusconi

La decisione è stata raggiunta durante l’incontro con il premier a Palazzo Chigi al quale hanno partecipato il coordinatore del Pdl Denis Verdini, il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, il ministro della Difesa e coordinatore, Ignazio La Russa,  il presidente e il vicepresidente vicario dei senatori, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, oltre allo stesso Cosentino e al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Evitata così la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione che sarebbe arrivato in aula mercoledì, come deciso stamani dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Al question time del Pd di oggi in aula sull’opportunità di rassegnare le dimissioni dei sottosegretari Caliendo e Cosentino, il ministro per i rapporti con il parlamento, Elio Vito ha risposto sostenendo che “la Presidenza del Consiglio si basa solo su notizie di stampa. Nessuna documentazione è disponibile essendo in corso le indagini. Per cui nessuna decisione può essere responsabilmente assunta prima di conoscere fatti che sono tutti da acclarare”. Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ha chiesto ironicamente al presidente della Camera di trasmettere la richiesta di misura cautelare avanzata contro Cosentino al governo, visto che a Palazzo Chigi “si limitano a leggere la rassegna stampa”. Il Governo, ha aggiunto Di Pietro, “fa finta di non vedere e non sentire, chiediamo non solo le dimissioni di Cosentino, ma le dimissioni di questo governo che continua a farsi le leggi per non farsi processare”. Dario Franceschini del Pd al Governo: “Quello che abbiamo visto in questi sei mesi fa sembrare tangentopoli roba da educande”.

La calendarizzazione della mozione di sfiducia da parte di Fini  era stata accolta sstamani dalla maggioranza con reazioni dure. “La decisione di Fini è grave perché contrasta con la maggioranza del Parlamento”, ha detto il capogruppo della Lega Marco Reguzzoni, mentre Fabrizio Cicchitto ha manifestato “netto dissenso sulla calendarizzazione”. Ma nel dibattito nel pomeriggio era intervenuto anche il leader del Carroccio, Umberto Bossi, sostenendo che le dimissioni del sottosegretario Cosentino erano possibli.

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