Giorgetti parla di tv: panico a casa Mediaset (e non solo)

Il sottosegretario: revisioni delle concessioni. Ora si pagano solo briciole

22 Agosto 2018

Con la questione Viale Mazzini irrisolta – dopo la bocciatura in Vigilanza Rai del presidente designato Marcello Foa organizzata da Forza Italia col supporto del Partito democratico – il patron di Mediaset, più che il politico, Silvio Berlusconi avrà ascoltato con apprensione le parole di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista a palazzo Chigi: “Le concessioni statali vanno revisionate, dalle televisioni ai telefonini”. Cosa vuol dire? Dal punto di vista lessicale, le concessioni per le televisioni non esistono più: si chiamano “diritti d’uso delle frequenze statali”. Alla fine della transizione dall’analogico al digitale, Mediaset & C. si sono ritrovate con dei pacchetti di frequenze (multiplex) assegnati per vent’anni e la moltiplicazione dei canali. Il Biscione e la pubblica Rai per trasmettere sull’intero territorio nazionale – ogni anno e fino a quattro anni fa – dovevano pagare l’1 per cento del fatturato. Mediaset e Viale Mazzini assieme spendevano circa 55 milioni di euro. Non una cifra eccessiva.

Nel 2012, però, il governo di Mario Monti – su indicazione dell’Unione europea e con sollievo delle aziende di Berlusconi – ha imposto all’Autorità di garanzia per le comunicazioni di elaborare un nuovo modello a parità di gettito per tassare non più i produttori di contenuti, ma soltanto gli operatori di rete. La parità di gettito in favore dell’erario non si è verificata, ma nel 2014 l’Agcom ha deliberato uno sconto milionario per Mediaset e Rai e una mazzata per Persidera (Telecom e Gruppo Espresso) e per le piccole società. Com’è finita? Non è mai finita. Il governo renziano ha bloccato la pratica dopo una lunga diatriba e ordinato – in maniera provvisoria e pilatesca – di versare un “acconto”, più o meno 1,5 milioni di euro per ciascun multiplex: Viale Mazzini, Persidera e Mediaset ne possiedono cinque a testa. Per alcuni, era il paradigma Urbano Cairo. Nel 2014, infatti, il proprietario di La7 ha partecipato all’asta per gli ultimi multiplex rimasti liberi e ne ha conquistato uno per 31 milioni di euro: spalmata su vent’anni, dunque, Cairo paga una tassa di 1,5 milioni.

Rai, Mediaset, Persidera e i piccoli hanno le concessioni blindate fino al 2032, Cairo Communication addirittura al 2034: a cosa si riferisce Giorgetti? Forse a un imminente appuntamento, all’asta che si terrà in autunno sulla “banda 700”: le televisioni liberano frequenze per consentire a Telecom, Vodafone e via elencando di sviluppare le connessioni internet veloci e poi – nel 2022 – passeranno dall’attuale digitale terrestre (dvbt) a una seconda generazione (dvbt2). I multiplex nazionali scendono da 20 a 10, quelli locali da 18 a 5: Mediaset & C. subiranno una diminuzione della quantità delle frequenze, ma non sarà intaccata la capacità di trasmissione, anzi ne sarà migliorata la qualità con immagini in 4 k. Questa è l’occasione per riformulare le tariffe sulle concessioni, pardon sul diritto d’uso e anche un messaggio per chi pensa – vedi Autostrade per l’Italia – che la gestione privata di un bene pubblico, sancita da un contratto, sia irrevocabile.

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