Appaltopoli

G8, condanne e prescrizioni Assoluzione per Bertolaso

Dopo 8 anni la “cricca” dei Lavori pubblici arriva a sentenza: guai finiti per 12 imputati

9 Febbraio 2018

Sei anni e sei mesi di reclusione per Angelo Balducci, ex presidente del Consiglio per le Opere pubbliche. Sei anni per l’imprenditore Diego Anemone. Assolto perché il fatto non sussiste Guido Bertolaso, all’epoca numero uno delle Protezione civile.

Si conclude così il processo per gli appalti del G8 alla Maddalena (poi trasferito a L’Aquila). L’inchiesta sul “sistema gelatinoso” in grado di condizionare i grandi appalti, come dissero i pm.

L’indagine sulla “cricca” era nata a Firenze nel 2010 e si divise poi in diversi tronconi. Una parte fu poi trasferita a Perugia e quindi alla Procura di Roma per competenza. I pm Roberto Felici e Ilaria Calò parlarono di “associazione di fatto tra Anemone e Balducci” (condannati per associazione a delinquere). Nella requisitoria si puntò il dito contro “uno dei più gravi casi di corruzione del Dopoguerra per il danno enorme alla Pubblica amministrazione con interi settori assoggettati” al gruppo. “È una sorta di corruzione 2.0” creata attraverso una rete “di rapporti illeciti con soggetti di alto profilo istituzionale”, con “ripetuti e ingenti vantaggi a pubblici funzionari perché venissero meno ai loro doveri”.

Ieri le condanne in primo grado: oltre a Balducci e Anemone sono stati condannati l’ex generale della Guardia di Finanza, Francesco Pittorru (4 anni, corruzione), e l’ex Provveditore alle Opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis (4 anni e 6 mesi, associazione a delinquere). Il tribunale, in diversi casi, ha ritenuto prescritto il reato di corruzione, come per Daniele Anemone, figlio del costruttore. Non sono mancate, però, le assoluzioni: l’ex commissario straordinario per i mondiali di nuoto di Roma, Claudio Rinaldi (che per un capo d’imputazione ha ottenuto la prescrizione); l’ex funzionaria della Presidenza del Consiglio, Maria Pia Forleo. E Bertolaso per cui i pm avevano chiesto la prescrizione. Spiega il suo avvocato Filippo Dinacci: “L’assoluzione perché il fatto non sussiste assume un valore ancor più rilevante, perché i giudici (in presenza di prescrizione, ndr) in questo caso devono ritenere molto evidente la non colpevolezza”. Bertolaso era accusato di corruzione.

In pratica i pm sostenevano che avesse ricevuto utilità in cambio di atti compiuti dal suo ufficio. L’accusa poggiava soprattutto su tre elementi: Bertolaso, si diceva, aveva ottenuto la disponibilità di in un appartamento di proprietà di Propaganda Fide. C’era poi la famosa questione dei massaggi che una ragazza di nome Monica avrebbe fatto a Bertolaso al Salaria Sport Village di Roma e che, secondo gli inquirenti, in realtà sarebbero stati rapporti sessuali. Un’accusa basata sulla frase catturata dalle intercettazioni: “Ho fatto un massaggio meraviglioso, lui ha visto le stelle”. Fino all’accusa di aver ricevuto 50 mila euro. Dinacci oggi racconta: “L’appartamento? È vero che Bertolaso, in un momento di difficoltà familiari, fu ospite per un mese e mezzo presso un appartamento di Propaganda Fide”. Secondo l’accusa, il conto sarebbe stato pagato da un collaboratore di Anemone. Ma Bertolaso ha sempre detto che lui lo aveva ottenuto da Propaganda Fide.

Ecco la tesi della difesa: “Era prima stato ospite di un seminario al Gianicolo, ma poi si dovette trasferire perché aveva orari incompatibili con i seminaristi. Finì allora nell’appartamento, per poco tempo (pur mantenendone la disponibilità per un anno, ndr). E lo ottenne perché aveva rapporti di conoscenza e amicizia con il cardinale Crescenzio Sepe con cui aveva collaborato per il Giubileo e la Giornata Mondiale dei Giovani”. Nessuna corruzione, secondo i giudici. E i massaggi? Una seduta di fisioterapia, è sempre stata la versione di Bertolaso evidentemente accolta dai giudici. Così come non è provata la dazione dei 50 mila euro. “Bertolaso con questa decisione – ricostruisce Dinacci – chiude i conti aperti con la giustizia”. Era stato assolto dall’accusa di omicidio colposo legata alla Commissione Grandi Rischi riunita prima del terremoto de L’Aquila per contrastare le voci di un imminente sisma. “C’è poi l’archiviazione nell’inchiesta aquilana sui bagni chimici nei campi del post terremoto. E un’archiviazione in un’inchiesta sui rifiuti a Napoli”.

La storia si chiude anche per chi, come Regina Profeta (ex soubrette brasiliana di Renzo Arbore) era stata accusata di aver procurato le escort a Bertolaso: “Quando ho saputo che era tutto finito ho pianto. Sono stati anni terribili. Bertolaso non l’ho mai visto. Mai. Mi hanno dato della prostituta, ma io facevo la cantante, la ballerina. Ora sono rovinata”.

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