L’omelia del suo padre spirituale
Pippo Baudo ha lasciato una testimonianza di “umanità, generosità e passione”, ha “conosciuto il favore del pubblico e la gioia di entrare, con garbo e competenza, nelle case di milioni di italiani. Ma al di là dei programmi e degli applausi, ciò che resta è la sua capacità di comunicare vicinanza, di dare spazio a tanti artisti e di custodire rapporti sinceri. Molti lo ricordano come uomo generoso, discreto, pronto ad aiutare senza clamore. Nel nascondimento spesso”. Così don Giulio Albanese, padre spirituale di Pippo Baudo, ha parlato del grande conduttore scomparso sabato scorso, nell’omelia funebre durante la messa esequiale nel Santuario della Madonna della Stella di Militello Val di Catania.
A presiedere la funzione religiosa è il vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, ma a concelebrare ci sono sedici sacerdoti tra cui appunto Albanese e il parroco del Santuario, don Giuseppe Luparello. “Non sono beati i potenti o i ricchi, ma i poveri in spirito, i miti, i misericordiosi, i puri di cuore (cfr. Mt 5). A questo proposito – ha aggiunto don Albanese – ricordiamo che la povertà di cui si parla in questo manifesto del Cristianesimo non è la mistica della miseria, ma l’affermazione della condivisione. E non v’è dubbio che questo è stato un tratto caratteristico della Vita di Pippo”.
“Poco prima di morire, mi ha confidato che il successo (e lui, come sapete, ne ha avuto tanto) non basta a riempire il cuore… Il successo non basta a rendere felici! Questa è una parola di verità che risuona in sintonia con il Vangelo”, ha sottolineato ancora don Albanese.
Il padre spirituale di Baudo si è soffermato anche sulla “speranza, che non può essere intesa come banale sentimento, ma innanzitutto e soprattutto come virtù! Pippo – ha detto don Albanese – questa convinzione, nei mesi di clausura al Campus Biomedico, prima del decesso, l’aveva chiara e credo sia il conforto più rilevante per coloro che si sono dimostrati negli anni come i suoi cari amici”, ha sottolineato, prima di ricordare i suoi familiari (in primis, la figlia Tiziana e il figlio Alessandro, ma anche “la sua assistente Dina che in questi mesi, anni di malattia è stata il suo vero angelo custode”). Poi, nel ricordare “i tanti amici, concittadini di Militello, colleghi, artisti e persone del mondo dello spettacolo che oggi ne piangono la scomparsa”, ha aggiunto: “possano custodire non solo il ricordo dei successi, ma soprattutto la testimonianza di umanità, generosità e passione che Pippo ha lasciato in loro”.