Guerra in Ucraina, la diretta – Kiev conferma: “Colloqui per ora sospesi”. Scholz sente Zelensky: “Negoziato se Mosca si ritira”

Lunedì sera evacuati oltre 260 soldati dall’acciaieria Azovstal. Il presidente ucraino sente il cancelliere tedesco e poi Macron. Nuovi raid nel nord e nell'est: almeno 8 morti a Desna, missili su Leopoli. Putin sulle sanzioni: l’Occidente si sta avviando verso “un suicidio energetico”

Aggiornato: 11:34

I fatti più importanti

  • 21:57

    IL PUNTO di lunedì

    In Ucraina, la giornata è stata segnata dall’avvio dell’evacuazione dei combattenti ucraini asserragliati nell’acciaieria-bunker Azovstal. In 264 sono stati condotti in territori controllati dai separatisti filorussi, in vista, ha fatto sapere Kiev, di uno scambio di prigionieri con Mosca. Per i rimanenti verrà avviata un’operazione di salvataggio. “Voglio sottolineare che gli eroi ucraini servono all’Ucraina vivi. E’ iniziata l’operazione per far tornare i nostri militari a casa. E’ un lavoro che richiede delicatezza e tempi”, ha spiegato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Il comandante Denis Prokopenko aveva annunciato che il battaglione Azov aveva deciso di “eseguire l’ordine di evacuazione del comando supremo” dopo aver resistito 82 giorni all’assedio russo.

    Dopo la Finlandia, anche la Svezia ha ufficializzato la richiesta di adesione alla Nato. Un cambiamento storico rispetto alla linea di neutralità mantenuta da Helsinki fin dalla seconda guerra mondiale. Da Mosca arrivano contrastanti: da una parte Vladimir Putin afferma che la Russia “non ha problemi” con i due Paesi e che “il loro ingresso nella Nato non rappresenta una minaccia immediata”. Dall’altra ribadisce che “l’espansione delle infrastrutture militari Nato in Finlandia e Svezia, ovviamente, provocherà una nostra risposta“. Sul fronte atlantico, la Turchia continua a ribadire il suo no soprattutto nei confronti dell’ingresso Stoccolma, perché il Paese ospita una folta comunità di curdi, compresi i simpatizzanti del Pkk e di Ocalan. Ma gli alleati confidano in un via libera unanime e in tempi brevi. Intanto l’Unione europea resta spaccata sullo stop all’import di petrolio russo ed è costretta a rimandare ancora una volta il via libera al sesto pacchetto di sanzioni