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Spalma tasse, Scanzi non diffamò Claudio Lotito

Spalma tasse, Scanzi non diffamò  Claudio Lotito
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Non fu diffamazione il pezzo di satira del marzo 2024 di Andrea Scanzi dal titolo “Lotito, il ‘Claudio di Nazareth’ terrore di ogni vocabolario”, 3800 battute che prendevano spunto da una intervista televisiva piena di strafalcioni del presidente della Lazio. Il senatore di FI era inferocito dal pessimo arbitraggio della gara persa col Milan, e si era lasciato andare a un appello a “istituzioni terze che pongano fine a situazioni incresciose”. Per Scanzi era apparso “con l’aria di un Bombolo convinto di essere Seneca”. Era diritto di satira.

Secondo il giudice civile di Roma, Silvia Albano, le parole di Scanzi “mai travalicano il limite della continenza” ed erano “atte a rappresentare in maniera iperbolica caratteristiche proprie e ben identificabili dell’attore, come il riferimento all’utilizzo più che frequente del latino nelle interviste”. Finisce quindi nel cestino la richiesta di risarcimento danni di 150 mila euro, sconfitta dalle argomentazioni dei nostri avvocati Caterina Malavenda e Valentino Sirianni: anzi, Lotito dovrà rifondere 5.500 euro di spese di lite. Dalla citazione civile appariva piccato per la definizione di “Lodo Lotito” data al provvedimento spalma tasse non pagate durante il Covid. Il giudice ha però ricordato che “la stampa avesse pacificamente attribuito all’odierno attore (Lotito, ndr) la veste di ispiratore dell’emendamento” e da qui le polemiche sul conflitto d’interessi tra il Lotito senatore e il Lotito presidente. Fare po’ di satira sui debiti della Lazio era il minimo.

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