La Milano da lodare. Il teatro e la storia: così il Monumentale riscatta una città
Ma sei sicuro? Lo spettacolo al cimitero? Certo, c’ero, al Monumentale di Milano. Massì, smettiamola per una volta di parlare di Milano pensando ai grattacieli in vetro-cemento, alla Borsa o ad altre simili quisquilie. E raccontiamola invece per qualcosa in grado di spiazzare un po’ il nostro immaginario. Parliamo di questa magnifica eresia di trasformare in crogiuolo di culture il luogo riservato per definizione al lutto e alla tristezza. Che ha trovato un’interprete convinta e appassionata in una funzionaria comunale dai folti capelli, figlia e nipote di magistrati e giuristi, Giovanna Colace. Una tesi sul delitto di insurrezione armata (“mi mandarono a seguire il Moro ter”) e “il sociale nel cuore”, Colace ha sotto la sua giurisdizione più cimiteri milanesi, tra cui – oltre al Monumentale – il Sacrario dei Caduti e anche la Cripta di Piazza Cinque Giornate.
Beninteso: la missione del Monumentale è anche quella di valorizzare la storia “della città e delle sue genti”. Poi però viene il seguito. Nel senso che in questo luogo di 250mila metri quadrati, che è pure grande parco (63 essenze arboree) e conta 15mila monumenti a terra, si è formata nel tempo una città nella città. E non una città “morta”. Botanica e architettura si fondono nel farne una specie di visitatissimo museo a cielo aperto. Nel quale si è affermata negli ultimi anni una spiccata dimensione sociale. Ogni fine settimana, e dal martedì al venerdì per le scuole, vi si tengono infatti passeggiate gratuite che aprono a inedite prospettive culturali, storiche e artistiche. Sono disponibili 76 visite tematiche, sugli argomenti più diversi, anche di fantasia, da “Amori eterni” a “La moda al Monumentale”. Nel 2025 sono stati realizzati quasi 300 percorsi di visita, dei quali circa 30 destinati alle scuole. E in mezzo a questo carosello di visite movimentate da voci adulte o infantili, hanno progressivamente trovato spazio spettacoli teatrali su temi sociali e vicende storiche, aventi al centro le vite di donne e uomini sepolte/i al Monumentale.
Un esempio del 2024 è stata la performance teatrale “Corpi che raccontano”, della compagnia “Campo Teatrale”, che ha voluto testimoniare il valore della scienza nella tutela dei diritti umani. E grande seguito hanno avuto le iniziative promosse per l’ottantesimo della Liberazione: concerti, spettacoli (uno proposto dall’Orchestra dei Bimbi con la “fanfara scolastica” di un istituto di Bari), letture di poesie abbinate alla grande musica europea. Oppure ancora lo spettacolo “Mia mamma sparava” ispirato alle donne partigiane, o la performance teatrale “Kuliscioff – Animale mansueto” in cui sempre la compagnia “Campo Teatrale” ha raccontato la amatissima dirigente socialista Anna Kuliscioff – che al Monumentale riposa nel Famedio, la sezione dedicata ai milanesi illustri – per ricordarla a cento anni dalla sua scomparsa.
Il tutto, a turno, in collaborazione con decine di associazioni e istituzioni, dalla Casa di Alda Merini alla Fabbrica del Vapore, dall’Università degli Studi a Libera o al carcere di Bollate, come a segnare uno specialissimo legame (di vita!) tra la città del volontariato e della cultura e il cimitero più simbolico della metropoli.
Infine, per me, il giorno della scoperta. Il 23 novembre, quando si è tenuto lo spettacolo teatrale in ricordo di Lea Garofalo per l’anniversario del suo assassinio (24 novembre 2009): una performance dolcemente dissacrante sotto le lunghe logge di marmo del Famedio, intitolata “Pi Amuri – Ballata per fiori innamorati”, con testo creato e interpretato dalle tre attrici della “Compagnia del Bivacco”. A chiudere, la deposizione dei fiori sulla tomba di Lea, nel 2013 dichiarata simbolicamente “cittadina illustre” milanese dal sindaco Pisapia. Ho visto, ho partecipato, ho ascoltato Giovanna Colace e ho pensato a quanto poco, anche a Milano, si sappia di una città che è sempre sulle prime pagine. Giù dalle brande, amici!