Truffe online, bruciati 70 milioni in 2 anni: il business delle illusioni corre in Internet

Una cifra da capogiro: quasi 70 milioni di euro in due anni volatilizzati in truffe telematiche spacciate per investimenti finanziari sicuri e redditizi. È il bilancio che emerge dalle attività investigative della Guardia di Finanza, sempre più impegnata a fronteggiare una galassia di raggiri digitali che sfruttano canali come social network, e-mail, telefonate e persino finti avvocati pronti a “recuperare” capitali mai visti.
Un fenomeno in piena espansione, spesso sottovalutato, che si regge su un mix micidiale: illusione di guadagni facili, marketing aggressivo e inconsapevolezza finanziaria. In oltre 90 indagini solo tra il 2024 e i primi cinque mesi del 2025, le Fiamme Gialle hanno denunciato 246 persone per truffa e abusivismo finanziario, di cui 14 finite in arresto. Sequestrati beni per quasi 70 milioni, tra conti correnti, immobili, auto di lusso e orologi di pregio.
Dietro ai numeri, le storie di chi ha creduto ai sedicenti broker della porta accanto: bastano una promessa di rendimenti a doppia cifra, una piattaforma “trasparente” dove monitorare l’investimento e qualche video motivazionale ben girato, per convincere migliaia di risparmiatori a bonificare somme sempre più ingenti verso IBAN esteri.
Inizialmente bastano 200 o 500 euro per accedere al “trading di criptovalute”. Poi, i contatti si intensificano: telefonate continue, messaggi su WhatsApp da numeri internazionali, grafici falsificati. Fino al colpo finale: quando i truffati, convinti di star guadagnando, arrivano a fornire le credenziali del proprio home banking, nella vana speranza di incassare “quanto maturato”. Ma alla fine, non solo non vedono un euro, ma si ritrovano alleggeriti di tutti i risparmi.
La trama si ripete: dopo il raggiro, la vittima viene contattata da un presunto legale che promette assistenza per il recupero del capitale, in cambio di ulteriori esborsi. È il secondo strato della truffa, spesso orchestrato dagli stessi criminali che hanno messo a segno il primo colpo. Due i casi emblematici che emergono dalle indagini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria. Il primo riguarda una ex consulente finanziaria romana, già radiata dall’albo, che ha continuato a esercitare abusivamente raccogliendo oltre due milioni di euro. Spacciandosi per dirigente della Banca d’Italia o delle Generali, agganciava le vittime nel quartiere dei Parioli promettendo investimenti in buoni fruttiferi. In realtà, usava i fondi per auto di lusso, viaggi e ristoranti. Dopo una prima misura cautelare ai domiciliari, è finita a Rebibbia per aver continuato a truffare anche da casa, usando il telefono e il conto del suo avvocato.
Nel secondo caso, invece, il protagonista è uno youtuber diventato volto e voce di un sistema di promozione abusiva di investimenti in cryptovalute e NFT, orchestrato da società con sedi in Lussemburgo, Costa Rica e Isole Vergini. Tra eventi promozionali e dirette online, il meccanismo era sempre lo stesso: contatto a distanza, proposta miracolosa, richiesta di versamento. L’influencer è stato arrestato e poi trasferito in carcere per aver violato le prescrizioni dei domiciliari.La normativa di riferimento, prevista dall’art. 166 del Testo Unico della Finanza, è chiara: solo soggetti autorizzati – banche, SGR, SIM, intermediari abilitati – possono promuovere e collocare prodotti finanziari. L’offerta fuori sede è riservata a consulenti regolarmente iscritti all’albo, formati e vigilati. Ma il mondo digitale consente di aggirare i controlli, con offerte apparentemente lecite diffuse da chi non ha alcuna abilitazione.
Secondo la Guardia di Finanza, le situazioni più gravi sono quelle in cui i responsabili sono cittadini italiani, con precedenti, e operano da anni senza autorizzazioni raccogliendo somme elevate da centinaia di persone. Alcuni schemi ricordano le piramidi finanziarie: chi aderisce viene incentivato a coinvolgere amici e parenti con la promessa di una commissione. Così, spesso le vittime si trasformano anche in promotori inconsapevoli, finendo per concorrere nel reato.
Nel frattempo, il Corpo rafforza la collaborazione con Consob, Ivass e Banca d’Italia per indagini sempre più tempestive e per oscurare i siti che veicolano le truffe, seppur spesso destinati a riapparire con un nuovo nome.
Nel solo 2024, il valore dei sequestri legati a queste frodi ha superato i 65 milioni di euro. Nei primi cinque mesi del 2025, altri 4,6 milioni. Ma l’arma più potente, secondo gli investigatori, resta la prevenzione. Per questo, è partita una campagna per promuovere l’educazione finanziaria, invitando i cittadini a verificare le autorizzazioni, evitare conti esteri e soprattutto non fidarsi di chi promette guadagni certi senza rischio.
Perché nel mondo della finanza, il rischio zero non esiste. E l’unica vera certezza è che i truffatori continueranno a inventare nuove trappole. Sta a noi imparare a riconoscerle.