Come fare giustizia, restando giorno e notte dietro le quinte
Massimiliano Vucetich per 20 anni è stato il coordinatore dell’articolazione del Nucleo Investigativo di Roma specializzata nella repressione dei reati contro la Pubblica amministrazione. Da quella postazione si è occupato soprattutto di inchieste delicate su personaggi di primo piano della finanza, della politica e dello sport: dalla P3 a Calciopoli, dall’inchiesta sullo stadio della Roma a quella Consip. Alla fine della carriera ha deciso di raccontare cosa prova un investigatore quando nel mirino non c’è un mariuolo o un mafioso, ma i potenti veri. I giganti che nessuno ama sfidare. Il libro Contro i giganti edito da PaperFirst è in libreria da oggi. Qui vi proponiamo due brani tratti dai capitoli sull’inchiesta P3 che ha visto al centro Denis Verdini e Marcello Dell’Utri, e su Calciopoli con Luciano Moggi nella veste di protagonista.
Calciopoli, il terremoto e la prima fuga di notizie
Alle 8.00 del 12 maggio 2006 Auricchio, Dilan, Aldo, io e altri militari della squadra entriamo nell’edificio di via Allegri della Figc. Contemporaneamente, Simone e Tiziano imboccano presso la sede della Juventus a Torino e Sergio, Matteo e Minic entrano nel Centro Tecnico Figc a Coverciano, dove sono radunati gli arbitri.
Alle 9:00 le tv incominciano a dare notizia dell’operazione e i giornalisti ad affollarsi sotto la sede della Federazione. All’ora di pranzo i magistrati della Procura di Napoli tengono una conferenza stampa, nel corso della quale rivelano che le squadre maggiormente coinvolte nell’inchiesta sono la Juventus, il Milan, la Lazio e la Fiorentina. Tra i destinatari dei provvedimenti risulta ovviamente Luciano Moggi… Le ripercussioni mediatiche sono fortissime. Le tv e i giornali non parlano d’altro per tutto il giorno. E noi? In questo cataclisma ci dobbiamo muovere comunque con professionalità. Come al solito, tutti pensano alle cazzate: i magistrati, che, secondo quello che mi dice il capo, impegnati h24 dalle indagini sulla criminalità organizzata, non hanno avuto il tempo per leggere bene le carte, devono far fronte all’assalto della stampa, la scala gerarchica vuole appunti e informazioni a tamburo battente. L’indagine e le prove da acquisire e salvaguardare sono una preoccupazione solo di chi da mesi ci sta lavorando e non vuole che la propria attività si riveli una bolla di sapone. È uno scenario che si ripete tutte le volte e che a me fa venire molto il nervoso. All’ennesima telefonata di un superiore gerarchico che, mentre stiamo analizzando importanti documenti presso la Figc, vuole notizie di dettaglio sulle notifiche effettuate, Auricchio sbotta e chiude il telefono in faccia al povero interlocutore che, chiaramente, non comprende il motivo di tale gesto maleducato. Io, che sono lì e vivo la tensione, lo capisco eccome. In quei momenti, se tutto va bene, il merito è di tutti, magistrati, scala gerarchica e poi, magari, noi che operiamo, e sono complimenti e sorrisi e pacche sulle spalle. Ma se qualcosa va storto, se una prova va dispersa o se un’intercettazione documenta una nostra défaillance (di solito queste operazioni avvengono a telefoni aperti), allora sono grossi guai solo per noi. Questo lo sappiamo e lo accettiamo, però, per favore, fateci almeno lavorare!
(…) Mentre siamo impegnati nelle attività, uno dei componenti della squadra ci segnala un articolo del quotidiano La Stampa pubblicato quel giorno. Inviamo di corsa un militare ad acquistare il giornale e scopriamo che vi sono riportate diverse informazioni dettagliate presenti nelle nostre note ancora segrete. È la prima volta che riferimenti specifici e non generici della nostra indagine appaiono sui media. A inizio articolo il redattore scrive di un “faldone di oltre mille pagine”, documenti “di cui è venuto in possesso il quotidiano il Romanista e che sono stati visionati da La Stampa”. Il testo dà conto delle schede svizzere a uso del gruppo e riporta intere frasi tratte dalle intercettazioni contenute nelle nostre informative. Addirittura in un riquadro a parte è riportata la vicenda del sequestro di Paparesta. “Max, è chiaro, quei giornalisti hanno in mano dei pezzi delle nostre info”, mi dice preoccupato il capo dopo aver terminato la lettura. “Inizia il mercato, speriamo di uscirne vivi”, replico io, ben conscio del materiale esplosivo contenuto in quelle note. Il Maggiore annuisce e riprende l’analisi delle carte che stiamo acquisendo presso la Figc. Questo è il preludio di ciò che avverrà pochi giorni più tardi, quando il periodico L’Espresso pubblicherà uno speciale dal nome Il libro nero del calcio, nel quale verrà riportato il contenuto integrale delle nostre informative…
Operazione Insider (P3) e appostamenti pericolosi
A partire dal 4 settembre 2009 iniziamo a seguire una lunga serie di abboccamenti organizzati dai nostri a Roma e in Sardegna e finalizzati a ottenere l’adozione di altri provvedimenti amministrativi favorevoli all’operazione imprenditoriale che tanto gli interessa … cerchiamo di monitorare in presenza i vertici romani, mentre per quelli in Sardegna approntiamo delle telecamere davanti casa di Carboni e in altri posti strategici. Le riunioni romane per lo più si svolgono a casa di Verdini, all’Ara Coeli.
Il timore di venire scoperti mentre eseguiamo i pedinamenti, dagli agenti di scorta del parlamentare o da altri “Servizi” forse presenti sul posto, è forte e ci porta ad adottare un atteggiamento assai prudente. Io stesso ho passato buone mezz’ore seduto con gli altri ragazzi sulla scalinata dell’Ara Coeli, come un qualunque turista sfaccendato (e un po’ maleducato). Da quel punto vi è una buona visuale del portone d’ingresso del palazzo, ma non, come speravo io, dell’interno dell’abitazione, attraverso una finestra…