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Dalle reti e dai movimenti sale una domanda di Costituzione

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La situazione è grave, e questa volta anche seria. D’altronde, decine di migliaia di persone sono scese in corteo, sabato scorso, proprio per segnalare cos’è veramente il disegno di legge che il governo chiama “Sicurezza” e tutti gli altri “Repressione”: un provvedimento liberticida che comprime il diritto al dissenso e nega dignità persino a neonati con la sola colpa d’essere figli di madri condannate. Nulla di nuovo sotto al cielo del potere melonissimo, distintosi per la sistematica operazione di demolizione di equità e giustizia sociale: il diritto allo sciopero è sotto attacco, organi di controllo indipendenti, magistratura e sindacati sono “nemici” e le richieste di ascolto che arrivano dalla popolazione vengono accolte con scherno.

Un quadro spaventoso ma prevedibile, e infatti ampiamente previsto: il forum Disuguaglianze e Diversità ne parla dal 2020. E anche per questo ha convinto, con incessanti attività, a prestargli orecchio. L’attuale torsione autoritaria, spiegano infaticabili quelli che hanno reso le “disuguaglianze” tema centrale del Paese, è figlia della pulsione neoliberista che guida l’Italia (e buona parte del mondo) da decenni, ampliando le fratture sociali e negando partecipazione e distribuzione di potere. Cos’altro potrebbe fare il governo post-fascista se non ricorrervi abbondantemente? Ma se la chiusura al confronto con la cittadinanza, con i corpi intermedi e persino col Parlamento aumenta, cresce anche la domanda di azione da parte di un tessuto sociale e imprenditoriale che non è ancora disposto a rassegnarsi: incanalarla e strutturarla – dopo dibattiti, riflessioni, scambi, scritti, scontri e poche ore di sonno – è fin dalla nascita, sette anni fa, il compito del ForumDD. In principio furono le “15 proposte per la Giustizia sociale” (2019), raro esempio di concretezza in un Paese uso a elencare sogni e promesse, salvo rinculare sempre sullo status quo. Da allora quelle idee camminano su molte gambe, hanno contaminato il dibattito pubblico, italiano ed europeo, e le speranze di tanta gente, persino qualche giornalista esausto della solita narrazione: d’altronde chi preferirebbe subire un’altra rapina di Big Pharma, come quella dei vaccini Covid, al posto di credere in un Cern della salute?

Da quel nucleo iniziale il lavoro di elaborazione non si è mai interrotto, con la costante del metodo: partire da solidi concetti per declinarli in proposte concrete, che illustrino un’alternativa reale a un sistema dato come ineluttabile. Ma bisognerà stare peggio prima di stare meglio, il che obbliga anche gli ottimisti a porsi la famigerata domanda: che fare? Come incidere? Come catalizzare la richiesta di partecipazione e di cambiamento, in ambiti che vanno dalla distribuzione della conoscenza alla scuola? Una risposta sola, e certamente giusta, non c’è. Ma il precipitato di pensieri, componenti e reti che costituiscono il ForumDD segnala che la strada non può che essere la Costituzione, a partire dall’attuazione dell’articolo 3: alla complessità si deve rispondere con più democrazia, nel governo societario e in quello della cosa pubblica. Significa opporsi a una riforma fiscale fatta per i ricchi, ma anche battersi per la sanità pubblica e per l’istruzione; lavorare per rimuovere gli ostacoli allo sviluppo dei giovani e spingere la transizione energetica attraverso politiche industriali e sociali, così da finirla con l’imbroglio “il lavoro o l’ambiente”. Obiettivi ambiziosi, da raggiungere creando ponti con le molte realtà territoriali con cui il dialogo è aperto; alleanze propositive attorno a specifiche e robuste idee, e strutturate su relazioni paritarie tra i partecipanti, in cui tutti dispongano cioè dello stesso potere. Se il lavoro è ancora largamente da farsi, insomma, la bussola c’è. E non è poco.

Per il Forum Disuguaglianze e Diversità

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