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Il Fatto di domani. Addio a Domenico De Masi, il sociologo dei lavoratori. Da Touraine a Lula ai 5S, i suoi interventi sul Fatto. Manovra e debito, perché la destra attacca Gentiloni

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DOMENICO DE MASI, IL SOCIOLOGO DEI LAVORATORI. Il sociologo, direttore della Scuola di cittadinanza del Fatto Quotidiano, è morto oggi a 85 anni. Sul suo sito personale aveva scritto un motto di Paul Valery: “Bisogna essere leggeri come una rondine, non come una piuma”. È da qui che parte il ricordo di Salvatore Cannavò, che leggerete sul giornale di domani in versione estesa. De Masi era partito da una laurea in Giurisprudenza e un dottorato in sociologia del Lavoro con Alain Touraine a Parigi. Nel suo lungo lavoro di analisi ha elaborato una teoria dei processi lavorativi, studiati direttamente sul campo. Aveva conosciuto e lavorato con Adriano Olivetti, poi una seconda vita in Brasile, dove è diventato figura molto ascoltata dal Partito dei lavoratori e del presidente Lula. In Italia si era avvicinato al M5S e nel corso della campagna elettorale del 2022 rivela le pressioni subite da Beppe Grillo da Mario Draghi per rimuovere Giuseppe Conte dal governo. Sul Fatto di domani leggerete un nostro inserto speciale di quattro pagine con ricordi e interventi.


I CONTI CON BRUXELLES: PERCHÉ LA DESTRA ATTACCA GENTILONI. SCHLEIN ALLA FESTA DEL FATTO: “NO ALL’AUSTERITÀ, OPPOSIZIONI UNITE”. Domani si scambieranno i ruoli. Mentre stasera il leader del Movimento 5 Stelle sarà ospite della Festa dell’Unità di Ravenna, la segretaria del Partito Democratico oggi è stata ospite della Festa del Fatto, alla Casa del Jazz di Roma fino a domenica. Dal palco, dove sulla guerra e il sostegno militare a Kiev ha confermato le distanze con il M5S, Schlein ha lanciato un appello all’altro maggiorente dell’opposizione per unirsi non solo sul salario minimo e contro l’abolizione del Rdc, ma anche contro il ritorno delle politiche di austerità in Europa, che rischia di tornare l’anno prossimo con la fine del congelamento del patto di stabilità. Qui il video. La dem ha anche difeso Paolo Gentiloni dagli attacchi che sta ricevendo da destra, nati con le esternazioni di Salvini e proseguiti con le parole di Meloni che non l’ha smentito: “Il governo non è in grado di dare risposte e sceglie un nemico al giorno”, ha detto Schlein. Anche per Giuseppe Conte, “non sapendo come affrontare la manovra e avendo sposato la logica dell’austerità e degli zero virgola, Meloni è molto nervosa”. La Commissione Ue, a Bruxelles, ha scelto di commentare con una nota neutra: “Si sa, ovviamente, qual è il ruolo di un commissario e come i commissari rappresentino l’interesse europeo che portano avanti in modo collegiale, ma non commentiamo eventuali commenti su Gentiloni”. Sul Fatto di domani vedremo quali sono le ragioni che hanno spinto la destra ad andare all’attacco del commissario italiano: in ballo non ci sono solo questioni nazionali.


LA FESTA DEL FATTO A ROMA: IL FILO NERO DELLE STRAGI E L’ASSALTO ALLA GIUSTIZIA. Oltre alla guerra e alla politica, al centro della seconda giornata della festa del Fatto alla Casa del Jazz nella Capitale c’è stata la giustizia. Ospite atteso Roberto Scarpinato, ex pm antimafia e senatore del M5S che con Sandra Bonsanti ha riannodato “il filo nero delle stragi”, che collega la stazione di Bologna alle bombe mafiose del 1992-1993. Più tardi sul palco si è discusso di assalto alla Giustizia da parte del governo Meloni e del ministro Carlo Nordio, con Piercamillo Davigo e Franco Coppi, con Gianni Barbacetto e Valeria Pacelli. Qui il programma completo.


IL G20 SENZA PUTIN E SENZA XI NON CONDANNA L’INVASIONE RUSSA. STRETTA DI MANO TRA BIDE E BIN SALMAN. Giorgia Meloni è impegnata con il G20 di Nuova Delhi. Oggi la premier italiana ha incontrato il presidente ospite Narendra Modi, con cui ha discusso di energia, spazio e difesa. Ma ha incontrato soprattutto il primo ministro cinese Li, ribadendo che Roma e Pechino intendono mantenere “l’amicizia e la collaborazione tra le due Nazioni in ogni settore di comune interesse”. Un modo per addolcire l’annunciata uscita dell’Italia dalla Nuova via della seta. Il premier di Pechino a Dehli copriva l’assenza “pesante” di Xi Jinping, interpretata da molti come un segnale di nuove frizioni tra India e Cina, legate alla competizione commerciale e alle rotte contese nell’Indo Pacifico. Modi, negli ultimi mesi ha accentuato i suoi rapporti con l’Occidente, con una visita nelle capitali europee e a Washington, e con l’avvio di partnership con altri Stati dell’area, escludendo però Pechino. I grandi della Terra restano divisi sul dossier ucraino: approfondiremo la questione sul Fatto di domani. Il summit di oggi ha trovato un accordo sulla dichiarazione finale del vertice. In bilico c’era proprio la parte relativa al conflitto tra Mosca e Kiev. Il testo sottoscritto dai 20 denuncia “l’uso della forza nel Paese per conquiste territoriali”, ma non menziona in forma esplicita l’aggressione della Russia. I leader, d’altra parte, chiedono di interrompere gli attacchi alle infrastrutture energetiche e chiedono di riattivare l’accordo per l’export di grano. La sherpa russa al G20 ha valutato l’esito come “equilibrato”, ammettendo che ci sono stati “negoziati molto duri” e che sono stati i Paesi dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) insieme ad altri partner (Africa) a contribuire a equilibrare il testo. Sul Fatto di domani approfondiremo anche il ruolo dell’Arabia Saudita, a partire dalla stretta di mano tra Biden e Bin Salman. Intanto, mentre in Ucraina si continua a combattere, Putin dal Cremlino ha auspicato una più stretta collaborazione con la Corea del nord di Kim Jong-un “su tutti i fronti”, soprattutto quello militare.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Tragedia in Marocco, un terremoto fa oltre 1000 morti. Uno sciame sismico, la scossa più forte di magnitudo 7 nella notte, ha devastato l’area di Marrakech: l’epicentro a 16 chilometri del villaggio Tata N’Yaaqoub, nel municipio di Ighil, a 72 chilometri a sud-ovest dal capoluogo marocchino. La Farnesina ha comunicato che gli italiani in loco sono 400 e stanno tutti bene.

Stati Uniti, i giudici bocciano la censura di Biden sul Covid. La Corte d’Appello degli Stati Uniti ha stabilito che la Casa Bianca di Biden, gli alti funzionari governativi della sanità e l’Fbi hanno violato il primo emendamento chiedendo alle grandi aziende tecnologiche di rimuovere o sopprimere i post sul Covid e sulle elezioni dalle loro piattaforme, con la motivazione della lotta alle fake news.

Cile, 50 anni dal golpe di Pinochet. Lunedì l’anniversario della caduta del governo di Salvador Allende. Sul giornale di domani un ricordo di Paolo Hutter.

Venezia 80, oggi il Leone d’oro. In attesa della cerimonia conclusiva, Io Capitano di Matteo Garrone ha ricevuto il Premio Leoncino d’Oro.


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