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Marco Travaglio

Coalizione a ripetere

Di Marco Travaglio

Direttore del Fatto Quotidiano

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La parabola dei lanzichenecchi che osano disturbare il fine intellettuale sul treno parlando di calcio e figa, narrata da Alain Elkann col sopracciglio e il mignolo alzati da dietro il Financial Times e la Recherche, ha riscosso persino più recensioni delle altre sue dimenticabili opere. Ma lascia inevaso un interrogativo: possibile che la direzione di Repubblica voglia così male al padre del padrone da non cestinare quel pezzo per il suo bene? L’unica risposta è che la direzione sia uguale a lui e non si sia posta proprio il problema dell’harakiri a cui lo (e si) esponeva. Le ultime annate trasudano un odio e un disprezzo per tutto ciò che è popolare (bollato di “populismo”) da far impallidire la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Da quando il popolo vota all’opposto dei loro sogni, i salotti e le terrazze a mezzo stampa lo insultano per non sforzarsi di capirlo. E a farne le spese è l’unico soggetto che ancora li sta a sentire: il Pd che, a furia di seguirne i consigli, dimezza i voti a ogni elezione. Nel 2011, dopo tre anni e mezzo di B., ha le elezioni in tasca. Ma, su ordine di Napolitano e Rep, si ammucchia con FI nel governo Monti per tener lontani i 5Stelle. Che alle elezioni del 2013 balzano al 25,5%. Basta che Pd e M5S eleggano Rodotà al Colle per governare insieme. Ma Rep e i poteri retrostanti hanno un’idea migliore: Napolitano rieletto e altra ammucchiata Pd-FI-Centro col governo Letta (e poi con Renzi e Gentiloni) per tagliare fuori i lanzichenecchi “grillini”. Che infatti nel 2018 esplodono al 33%.

Di Maio ci prova col Pd. Che però, su ordine di Renzi e Rep, lo getta astutamente fra le braccia di Salvini. Nasce il governo Conte-1. Nel 2019 il Cazzaro Verde lo butta giù per votare subito e governare con “pieni poteri”. Rep è con lui: “Voto subito (ma c’è chi dice no)”, titola scavalcando la Padania. Per fortuna resta sola e, al posto del Salvini-1, nasce il Conte-2, il miglior governo degli ultimi vent’anni. Infatti Rep lo bombarda finché cade. I sondaggi danno ai giallorosa ottime chance nel voto anticipato, invece su ordine di Mattarella e Rep nasce l’ammucchiata Draghi. Che rade al suolo l’asse M5S-Pd e resuscita le destre: Lega e FI tornano al governo e FdI raddoppia i voti in 18 mesi di opposizione solitaria. La sola speranza è un’alleanza Pd-5Stelle, ma Rep la scomunica, Letta obbedisce in nome dell’Agenda Draghi e la Meloni stravince.

Ora in Spagna i socialisti guadagnano un milione di voti e fermano la destra difendendo le loro riforme sociali (molto simili all’Agenda Conte) e rifiutando l’ammucchiata col Pp. E cosa consiglia Rep a Sánchez? Di “coalizzarsi col Pp”: una coalizione a ripetere, tipo quelle delle buonanime di Letta e Renzi. Fortuna che in Spagna nessuno legge Rep, sennò i lanzichenecchi di Vox avrebbero già vinto.