Proteste non violente

Ecco perché la ribellione va verso i luoghi del potere

Disobbedienza civile - In Italia, la reazione ad azioni spettacolari, estreme ma in  innocue sta generando moti di indignazione. Extinction Rebellion UK, dichiara di voler indirizzare le proprie azioni di protesta verso i luoghi del potere. Cosa devono fare gli attivisti affinché le loro proteste vengano ascoltate dalla politica?

Di Extinction Rebellion Italia
9 Gennaio 2023

Molto rumore hanno suscitato, in questi due primi giorni dell’anno, due eventi quasi contemporanei: l’azione di Ultima Generazione presso il Senato della Repubblica Italiana e la comunicazione pubblica di Extinction Rebellion UK in merito all’abbandono delle azioni di disobbedienza civile nonviolenta che hanno come obiettivo il disturbo o l’interruzione di attività del pubblico per passare a grandi azioni di massa di fronte al Parlamento britannico, già convocate a partire dal 21 Aprile prossimo.

Per comprendere la rilevanza della decisione di XR UK, è bene ricordare anzitutto l’autonomia e il fondamentale concetto di decentramento e autogestione, in capo a tutti i gruppi nazionali e locali. L’iniziativa del gruppo britannico di XR si inserisce nella strategia comune di Extinction Rebellion, con la specificità data dalla situazione di grande repressione politica scatenata in Gran Bretagna, e ha lo scopo di modificare le proprie modalità nelle azioni indirizzandole maggiormente verso i luoghi del potere, con una più vigorosa integrazione con altri movimenti ed organizzazioni con cui negli anni si è rafforzata l’intersezionalità delle lotte. Come capitolo locale, Extinction Rebellion Italia gode di autonomia decisionale e continuerà con le medesime tattiche che hanno contraddistinto le proprie azioni di disobbedienza civile nonviolenta e hanno permesso la crescita e il radicamento del movimento.

Ma in realtà sia l’azione di Ultima Generazione sia la presa di posizione di XR UK pongono la medesima domanda: cosa debbono fare gli attivisti per il clima e per l’ambiente affinché le loro proteste siamo efficaci e le loro preoccupazioni vengano ascoltate dalla politica?

In Italia la reazione ad azioni spettacolari, estreme ma in ultima analisi innocue (i quadri colpiti da Ultima Generazione erano protetti da vetri antiproiettile, la vernice da loro usata è lavabile, i blocchi stradali durano poco) sta generando moti di indignazione francamente esagerati, e una spropositata azione repressiva, con tre attiviste processate per direttissima per l’azione al Senato e un attivista ventenne che sta per essere processato e rischia la sorveglianza speciale come un mafioso. Si pone molto l’accento sulle modalità della protesta e, in tal senso, diversi commentatori italiani hanno salutato con favore la decisione di XR UK di cambiare strategia di protesta, leggendoci una simil ritirata.

La domanda, forse ancora poco chiara dietro a tutto questo è: il sistema economico, politico e mediatico è disposto a riconoscere che c’è un problema di proporzioni giganti che nessuno sta affrontando con l’urgenza che meriterebbe?
Già nel 1972 usciva il famoso libro “Analisi sui limiti dello sviluppo”, firmato da un illustre consesso chiamato “Club di Roma” formato da alcuni dei più brillanti pensatori, scienziati ed attori sociali dell’epoca, non troppo sospetti di sovversivismo. E chi l’aveva commissionato? Il MIT (Massachussetts Institute of Tecnology), una delle più grandi istituzioni scientifiche del pianeta. Quello studio diceva che stavamo andando verso un serio problema energetico nel giro di 100 anni. I suoi successivi aggiornamenti hanno detto quello che ormai gridano la stragrande maggioranza degli scienziati: il fattore di crisi ambientale si è unito a quello energetico generando le premesse per una catastrofe sociale, ecologica ed economica, alle nostre porte. L’hanno detto anche svariate commissioni dell’Onu, i rapporti dell’Associazione Metereologica Internazionale.
Risulta dunque necessario che gli ecologisti e gli attivisti, di tutti i gruppi e i collettivi nel mondo, facciano ancora manifestazioni eclatanti affinché quello che è palese e razionale venga tenuto da conto e si prendano, con rapidità, le misure necessarie affinché, almeno, si limitino i danni.

Ovviamente la politica dovrebbe agire seguendo, se non i dettami della comunità scientifica internazionale, almeno le grida di aiuto che vengono dalle tragedie ormai frequenti anche in Italia (Marmolada, Ischia…), ma il problema è che non si vede nessuna azione decisa verso un cambio radicale di direzione.

Più si va avanti e più si ha l’impressione che i potenti non intendano ascoltare. Più si va avanti e più rende evidente come una cultura rigenerativa, l’azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile, che generano riflessione e discussione, siano gli unici strumenti cui ricorrere; e questi sono gli strumenti che i movimenti, a partire da XR Italia, continueranno ad usare e condividere con quel popolo silenzioso e poco ascoltato che ha preso consapevolezza della ribellione all’estinzione, consapevole che “il possibile” dipende dall’azione umana di sempre più persone, di massa. Si continua, fiduciosi che questo processo di consapevolezza vada accelerato e sostenuto con tutto l’amore e la gioia necessarie, e che nei nostri propositi per il nuovo anno la ribellione nonviolenta rimane ferma al primo posto.

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