Per la nuova legislatura

L’Agenda di Legambiente (per non ripetere gli errori del governo Draghi)

Cari parlamentari - La vera transizione ecologica deve passare attraverso l'abbandono dei progetti inquinanti e obsoleti come 120 le infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il Mite. E bisogna smetterla di parlare di nucleare. Ecco le 100 proposte dell'associazione

Di Legambiente
26 Settembre 2022

Cento proposte di riforme e interventi per la prossima legislatura suddivise in 20 ambiti tematici: dalle politiche climatiche all’economia circolare, dalla mobilità all’agroecologia, dall’inquinamento delle acque allo smog, dalle aree protette alla tutela della biodiversità, dalla riconversione industriale al turismo, dalle politiche sulle città ai piccoli comuni, dalle bonifiche dei siti inquinati alla lotta all’illegalità, dalla rigenerazione urbana alla ricostruzione post terremoto, fino alla scuola, solo per citarne alcuni. Al centro: la lotta alla crisi climatica, l’innovazione tecnologica, il lavoro, l’inclusione sociale e tre fari a cui guardare: Europa, riconversione ecologica del tessuto produttivo, giusta transizione.

È quanto propone Legambiente che in un documento, ribattezzato l’Agenda di Legambiente, ha raccolto e sintetizzato quegli interventi necessari per la vera transizione ecologica che serve all’Italia e su cui il nuovo governo e Parlamento dovranno concentrare sforzi e attenzione. Gli interventi in questione si traducono in nuove leggi da approvare, come ad esempio quelle sull’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, sul consumo di suolo, sul riordino dei bonus edilizi, in materia di lotta alla gestione illecita dei rifiuti, alle illegalità lungo le filiere agroalimentari, e per la tutela della fauna e della flora protette; semplificazioni; velocizzazione degli iter autorizzativi a partire dagli impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare; approvazione di decreti attuativi mancanti, da quelli sull’end of waste per il riciclo a quelli della legge di recepimento della direttiva RED II sulle rinnovabili, sull’agricoltura biologica o sui controlli del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente (SNPA), solo per citarne alcuni.

Non ripetere gli errori del governo Draghi

E poi, tra gli altri interventi da mettere in campo: uno spostamento di risorse pubbliche dai settori più inquinanti a quelli più innovativi e con minor impatto ambientale, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi; potenziamento in organico e competenze degli uffici centrali e territoriali preposti al rilascio delle valutazioni di impatto ambientale, delle autorizzazioni e ai controlli; investimenti in nuove infrastrutture green, a partire da impianti eolici a terra e mare, fotovoltaici sui tetti, agrivoltaici, impianti industriali dell’economia circolare, quelli per smaltire l’amianto, mobilità urbana a zero emissioni, trasporto pendolare, ammodernamento di acquedotti, adeguamento dei depuratori esistenti e realizzazione dei nuovi, riqualificazione degli edifici scolastici, solo per citarne alcuni. Solo così si potrà far decollare la vera transizione ecologica che serve al Paese, che già oggi garantisce oltre milioni di occupati secondo i dati di Fondazione Symbola e Unioncamere.
“Nei prossimi cinque anni, spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, il nuovo esecutivo non potrà permettersi gli errori commessi dal governo Draghi, nato sotto l’egida di una auspicata transizione ecologica che avevamo salutato con favore in occasione delle consultazioni, insieme a Greenpeace e Wwf, e che invece si è caratterizzato per una narrazione in negativo della “rivoluzione green” paragonata a un bagno di sangue, per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas fossile e non per quelle finalizzate alla riduzione delle bollette e della nostra dipendenza dall’estero, puntando su semplificazioni efficaci e iter autorizzativi veloci di impianti a fonti rinnovabili e dell’economia circolare, nuovi accumuli e reti. Da parte di tutti i partiti, a cominciare da quelli che sosterranno il prossimo governo, ci aspettiamo più coerenza rispetto allo storico voto unanime del febbraio scorso, che ha portato all’inserimento nella Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e dell’interesse delle future generazioni. Occorre, dunque, correggere la rotta rispetto a quanto fatto fino ad oggi”.

La mappa dell’Italia fossile

Ad oggi la penisola sembra essere più lanciata verso una transizione energetica basata sul gas fossile, una strategia pericolosa per il clima e la salute pubblica, e inutile in tema di caro energia e indipendenza del Paese. In Italia, denuncia Legambiente attraverso la sua mappa “Italia Fossile”, sono più di 120 le infrastrutture a fonti fossili in valutazione presso il ministero della Transizione Ecologica tra centrali a gas fossile, metanodotti, depositi, autorizzazioni per nuove trivellazioni e rigassificatori. Un quadro preoccupante su cui, per l’associazione ambientalista, è fondamentale che la prossima legislatura compia al più presto un cambio di rotta accelerando in primis su rinnovabili, efficienza, reti, accumuli e sulla legge per eliminare i sussidi alle fonti inquinanti.


Vanno, poi, evitati anche altri errori, ossia il ritorno al nucleare e il Ponte sullo Stretto di Messina, temi che hanno animato in modo surreale una parte della campagna elettorale. Il nucleare è una fonte di energia in declino perché costosissima e pericolosa, come dimostra la storia passata ma anche quella contemporanea con il caso della centrale ucraina di Zaporizhzhia. La prossima legislatura si impegni piuttosto per chiudere definitivamente la stagione elettronucleare italiana con la costruzione del Deposito di rifiuti radioattivi a media e bassa attività. Va abbandonato anche l’insensato progetto del Ponte di Messina, rilanciando invece gli investimenti in collegamenti veloci e frequenti tra la Sicilia, la Calabria e il resto della Penisola, portando le Frecce nei collegamenti tra Palermo, Catania e Roma, potenziando il trasporto via nave lungo lo Stretto e rafforzando i collegamenti in treno da Reggio Calabria a Taranto e Bari.

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