Dal basso

L’incendio di Stromboli, i cittadini si mobilitano per l’isola dimenticata

Nuove minacce - Dopo il rogo estivo, in autunno si rischiano frane e violente inondazioni. Due associazioni - Attiva Stromboli e La scuola in mezzo al mare - promuovono una raccolta fondi con l’iniziativa “Coltiviamo un'idea”, per mettere in sicurezza un patrimonio naturale e i suoi abitanti

Di Francesco Faina - Associazione Attiva Stromboli
25 Luglio 2022

Durante il giorno e nella notte tra il 25 e 26 maggio 2022 un incendio – inizialmente partito nei pressi della località detta Timpone sull’isola di Stromboli – nonostante i tentativi di contenimento svolti con mezzi limitati nella giornata, si è diffuso su tutta la montagna sopra l’abitato, arrivando a lambire le case e provocando gravissimi danni ambientali. Pare che a causare l’incendio sia stata una troupe televisiva che per la Rai stava girando sull’isola una fiction dedicata alla “Protezione civile”: più vero del vero, insomma, neorealismo allo stato puro.

Indipendentemente dalle responsabilità dirette dell’incendio, che saranno accertate dagli organi competenti, e da quelle derivanti da una gestione non ottimale del contenimento dell’incendio nelle sue prime fasi, la dinamica dell’evento ha messo in luce le rilevanti fragilità strutturali dell’intero ecosistema dell’isola.

Oltre ai danni all’ecosistema e alla sua biodiversità, vi sono conseguenze indirette a quanto successo. Esiste infatti la possibilità di frane e violente inondazioni autunnali, determinate dalla confluenza delle acque piovane e dei detriti di cenere e sassi vulcanici su torrenti di dimensioni ridotte e non in perfette condizioni di manutenzione. Questo implica ulteriori danneggiamenti alle strutture di archeologia agraria (muretti a secco e terrazze preesistenti) e possibilità di disastri anche con conseguenti rischi per vite umane. Certo, la montagna si sta, da un punto di vista botanico, naturalmente ripopolando. Ma il ripopolamento della flora avviene solo con piante invasive come canneti, roveti e ailanti, con riduzione della biodiversità e successive difficoltà di gestione del territorio.

Stromboli è, di fatto, un’isola dimenticata e quanto successo si inserisce in una lunga serie di problemi strutturali di cui soffre: mancanza di linee tagliafuoco, mancanza di un corretto e realistico piano di sicurezza in caso di eruzione o tsunami (non solo per le 400 anime che la vivono di inverno ma per le 5000 che la affollano d’estate), assenza di mezzi di soccorso locali e di pronto intervento, assenza di manutenzione al molo che, ricordiamolo, è l’unico punto di approdo per l’isola.

A tutto questo la comunità di Stromboli ha risposto organizzandosi. Sono sorte nel tempo diverse associazioni locali (Attiva Stromboli, Pro Loco, La scuola in mezzo al mare, tra le altre) che sono intervenute e intervengono durante tutto l’anno sia operativamente (facendo interventi di manutenzione del territorio) sia con azioni di informazione, formazione ed educazione ambientale.

La notte dell’incendio, tutta la comunità si è mobilitata per difendere il paese, le persone, le case, e lo ha fatto con quello che aveva: pale, pompe dell’acqua e coraggio. Lo ha fatto per tutta la notte, spostandosi da una parte all’altra del paese assediato, dove c’era bisogno, aiutando i turisti che scappavano senza sapere dove, difendendo case altrui senza guardare a chi appartenessero, se a locali o a turisti. Stromboli è abituata ad eventi estremi, creati dal vulcano ma quello lo accetti: si è ospiti nell’isola. Sempre. E si è ospiti di “Iddu” che per molti la protegge a prescindere dalla sua natura di vulcano sempre attivo. Ma vivere questa devastazione, veder bruciare la montagna per sciatteria umana, distrazione, arroganza o stupidità, quello lascia un segno che va oltre al dolore e sconfina nell’indignazione e nella collera.

Sconfina però anche nella voglia di fare qualcosa e farlo da soli. Perché se è vero che per anni alle denunce dei rischi che l’isola correva nessuno ha mai risposto, è vero anche che gli strombolani, così lontani e divisi nella quotidianità, sanno unirsi nell’emergenza e fare fronte comune. Così, in attesa che la magistratura faccia le sue indagine e stabilisca colpe e responsabilità, aspettando che la commissione di valutazione danni voluta dal sindaco uscente faccia il proprio lavoro (se poi qualcuno volesse convocarla, la commissione, sarebbe un bel passo avanti), due associazioni (Attiva Stromboli e La scuola in mezzo al mare) hanno deciso di unirsi e insieme ai rispettivi soci (che sono locali o persone che frequentano l’isola da anni) hanno promosso una iniziativa per l’isola: “coltiviamo un’idea”, creare, ove possibile, fasce tagliafuoco a protezione dell’abitato, prevedendo di rigenerare il terreno; recuperando, impiantando e coltivando ulivi, con un intervento conservativo di ripristino degli antichi muretti a secco e definendo una protezione a monte e a valle con fichi d’india. Ripristinare antiche cisterne e raccolte d’acqua per uso agricolo presenti in stato di abbandono sulla montagna e realizzarne di nuove, da utilizzare in caso di incendio.

Hanno quindi lanciato una campagna di raccolta fondi (https://stromboli.live) aperta e rivolta a tutti coloro che amano quest’isola e vogliono preservarla da futuri disastri.
Perché è bello essere isolani. Lo è molto meno essere isolati.

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