Marco Travaglio

Direttore del
Fatto Quotidiano

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Nel nome del nonno

8 Gennaio 2022

Un anno fa, 8 gennaio 2021. Da tre giorni l’Italia, malgrado il taglio delle forniture, batte gli altri grandi Paesi Ue per numero di vaccinati e nessun giornalone lo scrive (0,71% di abitanti vaccinati in Italia, 0,6 in Germania, 0,44 in Spagna, 0,06 in Francia), né parla delle polemiche in Germania contro la Merkel per il ritardo sul governo Conte. A reti ed edicole unificate si reclama una bella crisi al buio in piena seconda ondata (620 morti, positività al 12,5%, 2.587 in terapia intensiva, 23.313 in area medica) perché Conte è il colpevole del Covid, del “fallimento” sui vaccini (con Arcuri) e del Pnrr schifoso, in ritardo e bocciato dall’Ue. Purtroppo lo stesso giorno la Von der Leyen dichiara: “Negoziato molto buono con l’Italia, come con tutti gli altri governi, nello specifico ci sono buoni progressi”. Ma basta non scriverlo su nessun giornale, né ricordare che da un mese il Pnrr è tenuto in ostaggio in Cdm da Italia Viva. Meglio intervistare 10 renziani al giorno su Mes, 007, banchi a rotelle e rapporto Barr.

Per sapere quel che accade in Italia bisogna leggere i giornali stranieri. Financial Times: “Nel mezzo di una pandemia globale e di una brutale recessione, potrebbe non sembrare il momento più opportuno per far cadere il governo. A meno che tu non sia Renzi… Conte è un ostacolo alle ambizioni di Renzi dopo la nascita del suo piccolo partito”. Les Echos: “Nuovo duello tra Conte e un Matteo. Non più Salvini, che provocò la crisi nel 2019, ma Renzi”. Handelsblatt: “Il disturbatore d’Italia gioca col fuoco in piena pandemia”. Die Welt: “L’Italia ha bisogno di un nuovo governo nel bel mezzo della peggior crisi degli ultimi decenni?”. El Paìs: “Renzi minaccia una crisi irresponsabile”. Conte riunisce i partiti della maggioranza per chiudere l’accordo sul Pnrr, modificato secondo le richieste dei renziani, che però s’inventano altri pretesti (pure il ponte sullo Stretto) per tenerlo sotto sequestro. La crisi verrà ufficializzata il giorno 13 col ritiro del trio Bellanova-Bonetti-Scalfarotto, per lo “sgomento” di Mattarella. Da mesi aleggia il nome di Draghi, che giura a tutti di non essere interessato, ma è troppo ambizioso per dichiararlo pubblicamente. E così incoraggia il partito dello sfascio: è nel suo nome che si apre (e chiude) la prima crisi in piena pandemia. Oggi, un anno dopo, sempre nel suo nome e in piena pandemia, sta per aprirsi la seconda crisi perché il “nonno al servizio delle istituzioni” (soprattutto una) pretende di traslocare al Quirinale, mollando il governo con 911 morti in quattro giorni e gli ospedali al collasso dopo cinque decreti in un mese. Quando faremo l’inventario dei danni dei Salvatori della Patria, sarà sempre troppo tardi.

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