Marco Travaglio

Direttore del
Fatto Quotidiano

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Vittoria per abbandono

19 Ottobre 2021

La prima notizia è che vincono i candidati sindaci del Pd coi voti degli elettori giallorosa. La seconda è che perdono i candidati sindaci del centrodestra coi voti di FdI, Lega e FI. La terza è che l’astensione (targata soprattutto M5S e Lega) tocca il record del 60% e i sindaci che vincono col 60% dei voti rappresentano il 25% degli elettori. Ma la vera notizia è che né i vincitori (un Letta giustamente euforico, ma stranamente confuso) né i vinti hanno capito cos’è accaduto alle Comunali e potrebbe accadere alle Politiche. Anche perché tutti, aiutati dai sedicenti esperti, confondono le une con le altre.

1. Alle Comunali si vota su due turni e conta il candidato sindaco, alle Politiche si vota su un turno unico e conta il leader nazionale candidato premier. Se gli elettori avessero trovato sulla scheda la Meloni al posto di Michetti-chi? non ci sarebbe stata partita. Lo stesso vale per il leader più popolare, cioè Conte, che ha dalla sua due buone esperienze da premier: il suo nome in lista avrebbe effetti ben diversi da quelli di una Sganga e pure di una Raggi dopo cinque anni di massacro.

2. Alle Politiche, per poca che sia, voterà molta più gente di ieri: Letta è sicuro di essere più appetibile per chi non ha votato di una Meloni e di un Conte (magari col recupero dei movimentisti alla Di Battista e un minor appiattimento su Draghi)? Il Pd, ultimo partito d’establishment, deve sperare che le urne restino riservate alle élite delle Ztl (a Torino Lorusso ha preso meno voti di Fassino cinque anni fa nel ballottaggio rovinosamente perduto contro l’Appendino). Ma, se una parte degli attuali non votanti riprendono a votare, cambia tutto: ieri l’ultimo sondaggio di Mentana, dopo due settimane di revival “fascismo-antifascismo”, dà FdI e Lega in crescita e i 5S a meno di 3 punti dal Pd.

3. L’alibi dei “candidati sbagliati” regge fino a un certo punto. Certo, Michetti era comico, infatti ha gonfiato le vele a Calenda, vero candidato della destra finanziaria e palazzinara. Ma Damilano era un buon nome e ha pagato i quattro veri handicap che tarpano le ali delle destre: la guerra civile tra Meloni, Salvini e i resti di FI; l’impresentabilità delle classi dirigenti, che regalano al nemico i “mostri” perfetti (da Morisi a Durigon ai baroni neri alle altre fascisterie); il flirt con i No Vax (il Green pass è tutt’altra cosa) che la gente normale non segue; il dissanguamento della Lega a trazione Giorgetti ammucchiata al centrosinistra nel governo Draghi.

4. Qualcuno prima o poi ci spiegherà com’è possibile che la polizia di Stato carichi con idranti e manganelli i pacifici manifestanti al porto di Trieste e scorti gli squadristi fascisti verso la sede della Cgil perché non sbaglino strada. Ma questo con le elezioni non c’entra. Forse.

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