Corrado Passera. Il manager (e quasi leader)

“La politica banalizza, io sciolgo i nodi difficili e ho creato una banca”

3 Maggio 2021

Lei aveva fatto tutto, anche il Recovery prima del Recovery.

Il presidente Napolitano mi chiese di buttar giù qualche idea per un piano per l’Italia. Parliamo di dieci anni fa.

E Corrado Passera mandò al Quirinale 150 pagine con tutte le cose messe in fila. Lei era Draghi prima di Draghi.

Davo un contributo al mio Paese. Un dovere civile.

La passione per la politica già ardeva dentro.

Incontestabile.

La voglia di far vedere cosa si sa fare.

Mi è rimasto il dispiacere perché sono uno che non ce l’ha fatta in politica.

Il banchiere che la politica ha rifiutato.

Non sono riuscito a rendere comunicabili i due mondi.

Con Monti è stato ministro per lo Sviluppo economico e le Infrastrutture.

Ho dato il massimo, con il piacere di vedere nel tempo i frutti di quella faticaccia.

Ha pensato di farsi il suo partito. L’ha chiamato Italia Unica.

Non sono riuscito a farmi capire o, forse, ciò che dicevo non interessava. Avevo Renzi da un lato e Grillo dall’altra. Loro semplificavano, banalizzavano la realtà. Io magari articolavo troppo.

Lei complicava.

Resto convinto che non ci sono soluzioni semplici per problemi complessi.

Quante batoste. Però sempre con stile.

La passione civile è rimasta integra.

Ricorda quando si imbavagliò davanti Montecitorio per protestare contro l’Italicum?

Che sofferenza quel gesto, io non ci ero abituato.

Si imbavagliò così bene che sembrò vittima di un rapimento dell’Anonima.

Quella legge elettorale era pessima e la protesta doveva essere clamorosa.

Pensò anche di fare il sindaco di Milano.

Vedevo enormi margini di miglioramento della città mentre quasi tutti si accontentavano dell’esistente. Avevo osato dire che molte periferie erano ignobili. Presi atto che non c’era spazio per me fuori dai due grandi raggruppamenti.

Era perfetto per il governo dei migliori.

Mai piaciuta questa storia dei migliori.

Gli italiani sono spesso caciaroni. Lei troppo puntuale.

Guardi che ho guidato le Poste.

In effetti le Poste sono l’Italia.

Un magma di disorganizzazione e inefficienza. Eppure quando le indicazioni sono state corrette quel popolo che agli occhi di tutti appariva abulico e nullafacente, clientelare, si è ripreso il proprio destino, ha ritrovato l’orgoglio e ciascuno ha fatto quel che doveva. Le Poste perdevano un miliardo l’anno adesso guadagnano un miliardo l’anno.

La Lombardia per vaccinare ha dovuto chiedere alla Poste il software.

Da ex capo dei postini una bella soddisfazione.

Che “scuorno”.

Da lombardo uno scuorno vero e proprio.

Passera era banchiere e banchiere è ritornato.

Era il momento di provare a inventare un nuovo paradigma di banca.

È nata Illimity.

Senza i vincoli degli sportelli tradizionali, con una libertà di movimento incomparabile nel settore.

A ciascuno il suo mestiere.

Eravamo in 15, siamo in 700. Con 4 miliardi di attivo.

Deve fare il banchiere e basta.

È una banca giovane, che sostiene il talento imprenditoriale, dà fiducia a chi la merita. Non giudica, promuove. Secondo me il merito non è mai in conflitto con la solidarietà. E così la libertà di impresa non è l’antitesi del- l’uguaglianza.

In famiglia hanno fatto un sospiro di sollievo quando ha lasciato Roma e i palazzi della chiacchiera.

Un sospirone. Ho capito che stavo chiedendo troppo a loro e ho cambiato strada.

Chi lascia la via vecchia per quella nuova… eccetera, eccetera.

Questa è la mia sesta vita (le prime cinque le ho descritte in un libro).

Cinque figli.

Due più grandi, tre più piccini.

Una curiosità: una sua figliola si chiama Luce. Un nome che sfonda tra i ricchi.

Io ne conosco solo un’altra col nome di mia figlia.

Ah.

Non mi sembra una notazione fondamentale.

Perché ho banalizzato e lei è per la complessità.

Se la questione è difficile mi dice che senso ha farla facile?

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