Siamo stati noi o il pipistrello?

Di David Quammen
4 Marzo 2020

Le malattie infettive sono dappertutto. Rappresentano una sorta di collante naturale, che lega un individuo all’altro e una specie all’altra all’interno di quelle complesse reti biofisiche che definiamo ecosistemi.

Il meccanismo dell’infezione è uno dei processi fondamentali studiati dagli ecologi, come la predazione, la competizione, la decomposizione e la fotosintesi. I predatori sono bestie più o meno grandi che consumano le prede dall’esterno. I patogeni (cioè tutti gli agenti causa di malattie, virus compresi) sono per contro bestie assai piccole che le divorano da dentro. Le malattie infettive sono un argomento triste e terribile, certo, ma in condizioni ordinarie sono eventi naturali, come un leone che sbrana uno gnu o un gufo che ghermisce un topo. Però le condizioni non sono sempre ordinarie. Come i predatori, anche i patogeni hanno le loro prede preferite, abituali bersagli dei loro attacchi. E proprio come un leone, abbandonando occasionalmente il suo normale comportamento, può uccidere una mucca anziché uno gnu, o un essere umano al posto di una zebra, anche i patogeni possono scegliere un altro bersaglio. […]

Quando un patogeno fa il salto da un animale a un essere umano e si radica nel nuovo organismo come agente infettivo, in grado talvolta di causare malattia o morte, siamo in presenza di una zoonosi. È un termine vagamente tecnico, che a molti riuscirà insolito, ma ci aiuta a inquadrare i complessi fenomeni biologici che si celano dietro gli annunci allarmistici sull’influenza aviaria o suina, sulla Sars e in generale sulle malattie emergenti o sulla minaccia di una nuova pandemia globale. […] È una parola del futuro, destinata a diventare assai più comune nel corso di questo secolo. Ebola è una zoonosi, come la peste bubbonica. Lo era anche la cosiddetta influenza spagnola del 1918-19, che si originò in una specie di uccello acquatico selvatico e che, dopo essere passata da vari animali domestici intermediari, finì con l’uccidere 50 milioni di persone, secondo alcune stime, per poi sparire nel nulla. Tutti i tipi di influenza umana sono zoonosi. E lo sono anche il vaiolo delle scimmie, la tubercolosi bovina, la malattia di Lyme, la febbre emorragica del Nilo, la febbre emorragica di Marburg, la rabbia, la sindrome polmonare da hantavirus, l’antrace, la febbre di Lassa, la febbre della Rift Valley, la toxocariasi, la febbre emorragica boliviana, la malattia della foresta di Kyasanur e una strana malattia emersa di recente detta encefalite da virus Nipah, che ha ucciso maiali e allevatori di maiali in Malesia. Tutte derivano dall’azione di un patogeno capace di passare dagli animali all’uomo. […] Questo salto interspecifico è più comune che raro: si verifica abitualmente o si è verificato di recente nel 60% circa delle malattie infettive dell’uomo oggi note. […] Per fare un contro-esempio, il vaiolo non è una zoonosi. È causato dal Variola virus, che in condizioni naturali infetta solo gli esseri umani. […] Un’altra malattia non zoonotica è la poliomielite, che ha flagellato l’umanità per millenni, ma che (per ragioni paradossalmente legate alle migliori condizioni igieniche e al contatto tardivo dei bambini con il virus) assunse le dimensioni minacciose di una epidemia nella prima metà del Ventesimo secolo, soprattutto in Europa e in Nordamerica. […] Nel 1988 l’Oms e altre organizzazioni lanciarono una campagna di eradicazione globale, in seguito alla quale il numero dei casi è diminuito del 99%. […] Un simile risultato è stato possibile perché la vaccinazione di massa è relativamente economica, facile da attuare e ha effetti duraturi, ma soprattutto perché il poliovirus, scacciato dagli esseri umani, non ha altri posti dove nascondersi. Non è una zoonosi.

I patogeni delle zoonosi possono invece nascondersi. Ed è questo che li rende interessanti, complicati e portatori di problemi. […] Ovviamente questi patogeni non agiscono coscientemente: si trovano quel determinato ospite e si spostano in quel determinato modo perché queste soluzioni, trovate casualmente, si sono dimostrate vincenti in termini di sopravvivenza e successo riproduttivo. […] La strategia di più basso profilo è di annidarsi in quello che viene chiamato ospite serbatoio, o reservoir. L’ospite serbatoio (da alcuni definito ospite naturale) è un organismo vivente che porta con sé il patogeno, un parassita al quale dà asilo permanente, senza riceverne danno o quasi. Quando una malattia infettiva sembra dileguarsi tra un’epidemia e un’altra (come Hendra dopo il 1994), l’agente che ne è la causa dovrà pur essere da qualche parte, no? Forse è proprio scomparso dal pianeta, ma più probabilmente no. Forse si è estinto in quell’area specifica e ricomparirà solo quando i venti o i casi del destino ce lo riporteranno. O forse è lì intorno, dentro qualche ospite serbatoio. Un roditore, magari, o un uccello, una farfalla, un pipistrello. […] Quasi tutte le zoonosi vengono trasmesse da sei tipi di microrganismi patogeni: virus, batteri, funghi, protisti (creature microscopiche ma complesse, come le amebe, che un tempo venivano erroneamente classificate come protozoi), prioni e vermi. Il morbo della mucca pazza è causato da un prione, una proteina ripiegata in modo bizzarro che fa propagare lo stesso tipo di errore in altre molecole, come il frammento di “ghiaccio nove” dell’omonimo romanzo di Kurt Vonnegut, in grado di indurre una reazione a catena che trasforma l’acqua in ghiaccio. La malattia del sonno è causata dal protista Trypanosoma brucei, trasportato dalle mosche tse-tse e in grado di infettare mammiferi selvatici e domestici, oltreché l’uomo, nell’Africa subsahariana. Responsabile dell’antrace è un batterio in grado di starsene in letargo nel suolo per anni e poi, se scalzato dal suo luogo di riposo, di infettare l’uomo attraverso il bestiame che bruca l’erba. […]

I virus sono i patogeni che danno più problemi. Si evolvono con rapidità, non sono sensibili agli antibiotici, sono a volte difficili da trovare, possono essere molto versatili e portare tassi di mortalità altissimi. Ebola, febbre emorragica del Nilo, Marburg, Sars, vaiolo delle scimmie, rabbia, Machupo, dengue, febbre gialla, Nipah, Hendra, Hantan (malattia e fiume della Corea dove furono identificati per la prima volta gli hantavirus), chikungunya, Junin, Borna, influenze e hiv: sono tutti virus. Esiste anche un patogeno dall’evocativo nome di “virus schiumoso delle scimmie” (Simian Foamy Virus, o sfv) che infetta scimmie e umani in Asia. Il salto di specie avviene in quei luoghi (ad esempio i templi buddhisti e induisti) dove la gente viene a stretto contatto con popolazioni di macachi semi-domestici. E tra coloro che visitano i templi e regalano cibo alle scimmiette ci sono anche turisti stranieri, che in questo modo si espongono al rischio di contrarre sfv e si portano a casa un regalino aggiuntivo, oltre alle foto e ai souvenir. […] Nell’uso corrente in ecologia ed epidemiologia, lo spillover (che potremmo tradurre con “tracimazione”) indica il momento in cui un patogeno passa da una specie ospite a un’altra. Ogni spillover è come una lotteria, dove il patogeno compra un biglietto nella speranza di avere in premio una vita nuova in spazi più larghi. Ha una minima probabilità di non finire in un vicolo cieco, di andare là dove non è mai andato e di essere ciò che non è mai stato. Talvolta ha un colpo di fortuna. […] Secondo il grande specialista Stephen S. Morse “i virus non hanno organi locomotori, ma molti di loro hanno viaggiato in tutto il mondo”. Non corrono, non camminano, non nuotano, non strisciano. Si fanno dare un passaggio.

© 2012 David Quammen. First published by W.W. Norton & Company, Inc.

© 2014 Adelphi Adizioni S.p.A. Milano

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