Pierpaolo Sileri

Sileri, il chirurgo passato dalla sala operatoria all’emergenza virus

3 Marzo 2020

L’unico medico del governo, viceministro della Salute, da giorni imperversa in tv e sui quotidiani. Pierpaolo Sileri spiega, chiarisce, difende l’esecutivo. Lo difendeva anche nei giorni delle critiche autorevoli sul blocco dei voli dalla Cina e i mancati controlli su chi è rientrato, oggi non più attuali perché è probabile che il virus sia in Italia da prima del 31 gennaio. Ieri Sileri era al Sacco di Milano per una visita ai suoi colleghi e agli infermieri in prima linea. Sa di cosa parla. È un chirurgo, professore, quotato specialista del colon e del retto al Policlinico di Tor Vergata (Roma 2) dove operava anche dopo l’elezione in Senato, nel marzo 2018. Ha smesso, “per legge” dice, quando si è insediato al quarto piano del ministero della Salute, in un ufficio ultrapanoramico che si affaccia sul Tevere. E da viceministro si è infilato la tuta per salire due volte sull’aereo speciale dell’Aeronautica e andare a Wuhan, nel cuore dell’epidemia cinese, a prendere i nostri connazionali rimasti laggiù: un volo per i primi 56 e un secondo per Niccolò, il ragazzo di Grado che i cinesi non avevano fatto partire perché aveva la febbre. Poi è tornato e, quando Annamaria Bernini si è chiesta se il viceministro fosse infetto, ha postato una sua foto con il figlioletto di otto mesi come a dire: “Vi pare che lo metterei a rischio?”.

Romano, 47 anni, figlio di un commesso motociclista del Senato, un fratello sottufficiale dei Carabinieri, scuole all’istituto Don Francesco della Madonna delle suore orsoline vicino alla Stazione di Trastevere, laurea e specializzazione a Tor Vergata, studi e postdottorato a Pittsburgh e a Chicago, ma anche a Oxford. Migliaia di interventi e poi l’incidente, per così dire, che gli ha cambiato la vita, la ribellione al potente rettore Giuseppe Novelli contro discutibili chiamate dirette in cattedra: il ricorso al Tar, la decisione di registrare il rettore che gli diceva di aspettare il suo turno e la denuncia penale, fatta insieme all’amico, ricercatore di diritto amministrativo e avvocato Giuliano Grüner. Ora Novelli è sotto processo per tentata concussione (di Grüner) e induzione alla corruzione (di Sileri) mentre Sileri è al governo, non senza essere passato per le forche caudine dei grillini di fronte ai quali ha dovuto difendere i vaccini. Lui che, a differenza di altri, un lavoro ce l’aveva. Il prossimo sarà al San Raffaele di Milano, dove ha vinto un concorso bandito prima che decidesse di fare politica. Intanto c’è già una legge con il suo nome, quella sulle sperimentazioni sui cadaveri. Chi lo conosce bene dice che la regionalizzazione del servizio sanitario non gli è mai andata a genio, oggi però sta molto attento a quel che dice. Da anni denuncia i tagli del Lazio alla Sanità, ora tocca a lui.

È stato eletto nella periferia sud-est di Roma, un tempo “rossa”, lui che da ragazzo era di destra. Diciamo An. “Ma ho votato anche centrosinistra”, dice. Era vicino al professor Giuseppe Petrella, chirurgo a Tor Vergata e deputato dalemiano alla fine degli anni 90. Per il M5S è un tecnico. Come il prefetto Francesco Paolo Tronca che nel 2013, da commissario straordinario di Roma, gli diede il primo incarico “politico” nella giunta che traghettò la Capitale da Ignazio Marino a Virginia Raggi. “Lo conobbi in ospedale – ricorda Tronca –, era molto preparato”.

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