Capitani di sventura

Crisi, da dove arriverà la prossima?

14 Novembre 2018

Se pensate di avere capito tutto della crisi dell’eurozona, c’è un libro che dovete leggere:Lo schianto – Come un decennio di crisi economica ha cambiato il mondo, dello storico Adam Tooze. È appena uscito per Mondadori e le sue 766 pagine possono spaventare, ma ne vale la pena.

La ricostruzione del decennio 2008-2018, quello della grande crisi, lascia due disturbanti certezze: la crisi dei mutui subprime americani del 2007 e quella del debito pubblico europeo tra 2010 e 2012 non erano due fenomeni diversi e neppure un caso di contagio. Era la stessa crisi, innescata dalle banche, da un modello di business che si fondava sulla negazione del principio di funzionamento dei mercati: il prezzo di un asset finanziario dipende dal rendimento e il rendimento dal rischio. Gli squilibri macroeconomici, di bilancia dei pagamenti tra Cina e Stati Uniti ma anche dentro l’eurozona, erano parte fondamentale (e in parte conseguenza) dell’evoluzione del settore bancario che aveva bisogno di gonfiare quella bolla per fare profitti, pur nella consapevolezza che tutto, prima o poi, sarebbe crollato.

La tesi di Tooze è così argomentata che ridimensiona molto la narrazione prevalente, soprattutto dal lato europeo. Ciò che ha messo a rischio l’euro non è stato un difetto intrinseco al progetto della moneta unica, ma la triangolazione tra capitali cinesi che arrivano negli Usa per finanziare il debito americano, banche europee che si indebitano in dollari per sfruttare le scarse regole del mercato americano e banche americane che usano l’Europa per aggirare i vincoli dei supervisori Usa.

La storia economica è spesso più efficace di qualunque modello econometrico per prevedere il futuro. Il libro di Adam Tooze ci costringe a confrontarci con una disturbante domanda: dove si sta accumulando il rischio nascosto da prezzi di mercato che, dopati dalla politica monetaria, non sono più affidabili?

La frenata della crescita mondiale e i frequenti crolli dei titoli tecnologici a Wall Street potrebbero a breve offrirci poco gradevoli risposte.

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.