Sexgate

“Sei birichina, ti sculaccerei”. Ecco tutte le chat hot di Palazzi

Le minacce del primo cittadino: “Domani non mi dirai no”. Nell’esposto che ha dato il via alla denuncia i colloqui segreti del sindaco di Mantova

8 Dicembre 2017

Luci di Natale e aria ghiacciata. Mantova si addobba a festa, discreta, forse distratta. Da via Roma a piazza Sordello, la vita di provincia consuma le giornate. Eppure qualcosa c’è che scava dietro le apparenze. Qualcosa che si insinua nei palazzi del potere. Che li mette a nudo, mostrando segreti inconfessabili e rapporti opachi. C’è la politica, c’è il sesso e favori scambiati. È un’acqua carsica, non uno tsunami. Ma l’erosione è evidente. A cadere per primo, il sindaco Mattia Palazzi, 39 anni, molto legato a Matteo Renzi. Palazzi è indagato. L’accusa: tentata concussione continuata. Sul tavolo, favori sessuali chiesti senza pudore per sbloccare fondi pubblici. I messaggi hot del sindaco danno il via al sexgate di provincia. Il mondo è quello delle associazioni culturali. Mondo ricco qui a Mantova, capitale italiana della cultura nel 2016. Il sindaco finisce nel tritacarne mercoledì 22 novembre, quando i carabinieri gli perquisiscono casa e ufficio. La notizia viene data dalla Gazzetta di Mantova il 24. Da lì in poi, il sindaco Pd tenta di arginare lo scandalo. Finisce in Procura interrogato per oltre quattro ore, dopodiché va in consiglio comunale e non si dimette.

Al quadro, però, manca il contenuto che la Procura custodisce gelosamente. Si tratta di un esposto di 15 pagine che arriva ai carabinieri di via Chiassi il 4 novembre scorso, ovvero 20 giorni prima delle perquisizioni. È la carta fondamentale che fa scattare le indagini lampo. Qui è già tutto scritto: la storia e i messaggi. A firmarlo, Giuliano Longfils, consigliere comunale di Forza Italia, già assessore e in consiglio comunale da oltre vent’anni. Massone dichiarato ed ex professore di inglese, Longfils nella prima pagina spiega di essere stato contattato pochi giorni prima da Cinzia Goldoni, ovvero la presidente dell’associazione “Mantua me genuit”.

È lei che per la prima volta mostra gli screenshot delle chat bollenti tra il sindaco Palazzi e la vicepresidente della medesima associazione. “La signora Goldoni – si legge nel documento – mi ha mostrato una serie di schermate in sequenza”. Il colloquio tra i due, sarà documentato, avviene il 25 agosto tra le 6:40 e le 9:56. A posteriori, gli investigatori ne ricostruiranno decine di altri a partire addirittura dal novembre 2016. Sono i messaggi dello scandalo, i quali, oltre ai passaggi hot, contengono i nomi di altri due assessori, del capo di gabinetto, del direttore generale di un’importante fondazione e di un ex dirigente di Tea energia, la partecipata del Comune. Insomma, il quadro che emerge fin dall’esposto non si focalizza solamente sulla figura di Palazzi, il quale finirà nei guai per questo messaggio, ormai noto: “Sai che un’associazione a volte non va avanti senza il mio consenso! Cerca di attenerti alle regole”. La frase però ha un prologo che fino a oggi è rimasto tra gli omissis di questa vicenda. Scrive Palazzi: “Domani sera non mi dirai di no, troppe volte me lo hai detto”. Ecco poi i passaggi del 25 agosto. Scrive sempre il sindaco. “Credo che tu stia proprio bene messa a 90 da me dopo il tuo messaggio di ieri! Allora qualcuno ti s…? Chi è?”.

Nel passaggio successivo vengono citati i nomi di altri politici e dirigenti pubblici che il sindaco mette in relazione con la donna. Poi Palazzi prosegue: “Ti insegnerei un po’ di cose, sei una birichina e staresti bene sculacciata!”. La risposta della donna non si fa attendere: “Ho dovuto contare fino a duemila per non risponderti male, ma credo che se un sindaco, un politico, un uomo fidanzato non sappia scindere il lavoro dal privato, allora nella vita vivrà davvero male. Io sai che so stare al gioco, rido e scherzo, ma come tu ben sai, io non so stare a determinate regole. Vedi che ho rinunciato a una carica in Tea perché poi sarei stata la sua bambolina”. La donna qui si riferisce a un’offerta ricevuta da un ex dirigente di Tea Energia. Quindi prosegue e cita il capo di gabinetto Stefano Simonazzi “a cui sono servita solo per portare 149 voti”. Poi conclude questo primo passaggio. “Domani sera io non ti dirò di no, te l’ho già detto ieri e l’altroieri”. Davanti a una tale risposta che mette in evidenza un modo di operare che non sembra appartenere solamente al sindaco, Palazzi non si ferma e rilancia: “Mi piaci ancor di più incazzata, a domani”.

Vittima e carnefice, insomma. Anche se in questa Mantova “amorale”, non tutti credono alla versione della vicepresidente. Per comprenderlo basta qualche pagina Facebook legata alla galassia delle associazioni culturali. In un post del primo dicembre E.B. scrive: “Quando avevi bisogno dei tuoi mercatini, il tuo sindaco lo portavi come un Dio, adesso è un orco. Per una volta che vi ha detto no. Da che pulpito viene la predica”. Le voci della politica, decisamente più informate degli stessi investigatori, vanno ben oltre, disegnando un quadro fosco tra favori sessuali chiesti in chat e ricatti mai esplicitati, ma fatti arrivare con messaggi obliqui. A questo va aggiunta la posizione della presunta vittima, che non denuncia in prima persona, ma si limita solo a girare quelle chat alla presidente dell’associazione. Di più: quando scoppia lo scandalo, difende pubblicamente lo stesso Palazzi.

Naturalmente l’esposto fornisce una fotografia datata. Il resto sta tutto nella perizia tecnica sui vari apparecchi elettronici sequestrati. Il punto sul tavolo della procuratrice Manuela Fasolato pare, però, un altro. Il sexgate ha scoperchiato il vaso, mostrando ai magistrati un vero e proprio sistema di spartizione di denaro pubblico. Questo è il filone su cui si lavora. Nel mirino i fondi per la cultura: quelli del 2016 (circa 2 milioni di euro) e quelli del 2017. Decine di determine dirigenziali e un fiume di denaro, in certi casi concesso in maniera illegittima. Molto di questo denaro è finito alle Arci, di cui lo stesso Palazzi è dirigente nazionale, oltre a essere stato presidente provinciale. Di questo i magistrati hanno parlato con l’assessore all’Istruzione, altri politici e con la rappresentante di un’altra associazione. Insomma, l’acqua continua a scorrere sotterranea, ma inesorabile. Ben oltre questa prima inchiesta.

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