De Luca, il voto e le “fritture”: si va verso l’archiviazione

5 Luglio 2017

Il profumo della frittura di pesce resterà fuori dalle aule di Tribunale, salvo sorprese. La Procura di Napoli ha chiesto al Gip l’archiviazione dell’accusa di istigazione al voto di scambio a carico di Vincenzo De Luca. Il Governatore Pd della Campania era stato iscritto nel registro degli indagati il 7 dicembre. Poche settimane dopo aver acquisito l’audio della riunione di novembre all’Hotel Ramada di De Luca con circa 300 sindaci, invitati a fare campagna per il Sì al referendum del 4 dicembre secondo il “metodo Franco Alfieri”. In quell’audio, svelato dal Fatto Quotidiano, De Luca definì l’allora sindaco di Agropoli “notoriamente clientelare”, e proseguì incitandolo a ramazzare voti in ogni modo: “Franco, vedi tu come Madonna devi fare, offri una frittura di pesce, portali sulle barche, sugli yacht, fai come cazzo vuoi tu…”. Il passaggio sulle fritture è diventato il brand di una riunione durante la quale De Luca batté il tasto sulla necessità di contattare imprenditori del polo tessile, della sanità privata e di altri settori, ricordando i finanziamenti di Renzi, per chiedere loro di impegnarsi nella campagna referendaria.

Dopo aver ascoltato Alfieri e una decina tra sindaci e giornalisti, l’ufficio stampa e lo staff di De Luca, dopo aver acquisito la lista degli invitati a un incontro tra De Luca e un’associazione della sanità privata all’Hotel Holiday, e dopo aver sentito una trentina di lavoratori socialmente utili, il pm Stefania Buda ha firmato una richiesta di archiviazione vistata dall’aggiunto D’Avino. Non mancano riflessioni severe. In particolare su una circostanza raccontata il 22 marzo sul Fatto: la sospetta coincidenza tra una delibera di De Luca del 30 gennaio in favore dei Lsu e i loro dinieghi al pm, due giorni dopo, alle domande sull’esistenza di promesse elettorali.

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